A causa della pandemia di Coronavirus, lo sport di tutto il mondo è stato costretto a fermarsi. In nome della salute, i campionati di tutte le discipline sportive sono stati sospesi, e non si conosce ancora la data della ripartenza. Due eventi sportivi molto attesi, che dovevano svolgersi nel 2020, sono stati rinviati al prossimo anno: gli Europei di Calcio itineranti (che si terranno dall’11 giugno all’11 luglio 2021) e le Olimpiadi estive di Tokyo (che avranno luogo dal 23 luglio all’8 agosto 2021).
L’epidemia globale di Covid-19 ha costretto l’umanità a modificare, oltre ai propri stili di vita, anche le modalità con cui vengono praticati i vari sport. Ma come cambierà lo sport ai tempi del Coronavirus: ovvero, quali effetti ci saranno sulle competizioni e sugli atleti, impegnati nelle varie discipline sportive? Vediamo alcuni esempi.
Come cambierà lo sport ai tempi del Coronavirus: gli effetti su competizioni e atleti
Per coloro che praticano uno sport a livello professionistico, questa emergenza sanitaria per il Covid-19 è diventata una minaccia esistenziale, non molto diversa da quella che subiscono altri settori, come il turismo o la ristorazione.
Un esempio arriva dal ciclismo su strada (che, probabilmente, è lo sport più esposto ai rischi di contagio). Il ciclismo su strada non può disputarsi a porte chiuse, perché attraversa le strade di un Paese, portando centinaia di persone (non solo i ciclisti, ma anche i giornalisti, i membri dello staff tecnico e medico, e i tifosi) a spostarsi su grandi distanze, in brevi intervalli di tempo. È la stessa natura del ciclismo su strada, ad essere incompatibile con le norme di contrasto alla diffusione del Covid-19 (che cercano di impedire, il più possibile, i grandi assembramenti di persone e gli spostamenti non necessari): basti pensare al “gruppo compatto” di ciclisti che competono per la vittoria di tappa, o alle migliaia di tifosi assiepati ai bordi delle strade.
La sfortuna per il ciclismo, è nel fatto che gran parte della stagione potrebbe essere compromessa, con le tre grandi corse a tappe (Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta de Espana) a rischio rinvio o annullamento. Quindi, il ciclismo sarebbe costretto a un anno di pausa, con cospicue perdite economiche per il settore (derivanti dai mancati investimenti degli sponsor).
Tuttavia, il ciclismo, non è l’unico sport a vivere questo momento come una minaccia alla sua stessa esistenza. Infatti, anche il calcio potrebbe trovarsi in difficoltà, dovendo fare i conti con due esigenze: la tutela della salute pubblica e il contenimento dei danni economici.
I campionati di calcio dei Paesi europei potrebbero concludersi durante l’estate (con le partite giocate a porte chiuse); mentre la nuova stagione potrebbe partire a gennaio, ma non ci sono ancora date ufficiali. Gli Europei di calcio sono stati rinviati al 2021 e, per la prima volta, si disputeranno in un anno dispari.
Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha dichiarato che non c’è fretta per la ripresa dei campionati di calcio, perchè prima occorre salvaguardare la salute: “Nessuna partita, nessuna competizione vale il rischio di una sola vita umana. Sarebbe irresponsabile riprendere le competizioni, senza che le cose siano sicure al 100%. Se dovremo ancora attendere, lo faremo”.
La sorte dello sport, per quanto riguarda l’anno 2020, verrà decisa dall’equilibrio tra l’esigenza di arginare la diffusione del Covid-19, e la necessità di limitare le perdite economiche. Lo sport riveste una grande importanza per i tifosi e gli appassionati: un’importanza che deriva anche dalla continuità che lo sport ha avuto nel tempo. Ma bisogna anche comprendere che, nel momento in cui si ferma lo sport, ci si accorge che la situazione è molto più grave, di quanto potesse sembrare all’inizio dell’emergenza sanitaria.