Coronavirus, l’Istat nella consueta nota mensile sull’andamento dell’economia nazionale ha tracciato per il mese di marzo uno scenario a tinte fosche: “Lo scenario internazionale è dominato dall’emergenza sanitaria. Le necessarie misure di contenimento del COVID-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l’offerta sia la domanda”, scrivono dall’Istituto di Statistica.
L’Istat ha anche specificato che la rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l’intensità degli effetti sull’economia a lungo termine, ma è possibile che le riduzioni dei consumi arrivino a diminuire anche di – 10 punti nel caso in cui i divieti si estendano fino all’estate.
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Coronavirus, il quadro economico
L’economia mondiale si trova ad affrontare una nuova crisi, le cui conseguenze sul lungo periodo sono difficilmente calcolabili.
DallIstat, intanto, rendono noto che il clima di sfiducia di famiglie e imprese è diffuso, che il commercio extra Ue è stato fortemente influenzato dal calo delle esportazioni verso la Cina ma anche che l’inflazione si è approssimata allo zero per i ribassi delle quotazioni dei beni energetici, collegati al crollo di quelle del petrolio, e che le vendite al dettaglio hanno mostrato un deciso aumento trainato dagli acquisti di beni alimentari.
Allo scopo di misurare i possibili effetti economici della crisi, l’Istituto ha condotto un’analisi strutturale che propone una simulazione della contrazione dei consumi legata alle attività economiche chiuse o limitate a causa dello stato d’emergenza, come ad esempio le strutture turistiche e ricettive. “Si propongono due scenari, il primo in cui la chiusura delle attività riguarderebbe solo i mesi di marzo e aprile; l’altro in cui la chiusura si estenderebbe fino a giugno. Nel primo caso la riduzione dei consumi sarebbe pari al 4,1% su base annua mentre nel secondo al 9,9%. La riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto dell’1,9% nel primo scenario e del 4,5% nel secondo”.
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