Hong Kong, dopo due mesi in isolamento, è di nuovo in quarantena, a causa della seconda ondata di contagi che preoccupa soprattutto Cina e Giappone con i 32 nuovi casi di infezione. Così proprio quando l’emergenza sembrava arrestarsi, i nuovi numeri di infezione da coronavirus costringono a una nuova chiusura e dopo il fermo di Gennaio e Febbraio, si ritrovano nuovamente tutti a casa. La causa del secondo contagio, proveniene dal fatto che tante persone contagiate stanno rientrando dall’estero, soprattutto quelle provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
E in Italia invece? Ci sarà nei prossimi mesi una nuova ondata di infezioni? Ecco cosa dicono gli esperti.
Coronavirus, l’incubo della seconda ondata di contagi
Quando il peggio sembrava passato dopo due mesi di isolamento, Hong Kong si ritrova a subire per la seconda volta una nuova ondata di contagi, forse causata dal rientro di tutti quei cittadini europei e nord americani che in soli dieci giorni hanno fatto triplicare i casi positivi. Nell’ultima settimana il numero dei contagi è tornato a salire, con un picco di 82 solo nella giornata di Domenica. Secondo i dati diffusi dalla Cina, al momento si contano 714 casi su 7,4 milioni di abitanti, un numero così elevato da richiedere nuovamente nuove misure restrittive, che ordinano la chiusura di diverse attività, di restare a casa e di evitare assembramenti.
E visto che la causa sembra proprio essere il ritorno dall’estero di tante persone, l’aereoporto è stato chiuso agli stranieri anche solo quelli in transito mentre i residenti di ritorno sono stati messi in quarantena per 14 giorni.
Insomma, nonostante il virus in questi paesi sia stato sconfitto, c’è di nuovo il rischio che il virus possa portare a nuovi focolai, ugualmente letali.
Del resto la maggior parte della popolazione è ancora suscettibile all’infezione, non avendo un vaccino. Secondo Cao Wei, vicedirettore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale del Medical College di Pechino, ” un secondo focolaio, un focolaio domestico in Cina, non sarebbe una grande preoccupazione”. Secondo altri esperti invece, la pandemia continuerà a diffondersi fino a quando il virus non muta o fino a quando la gran parte della popolazione non sia immune. Tra le altre ipotesi c’è anche quella che il covid-19 possa “stagionalizzarsi” proprio come fa la semplice influenza.
La preoccupazione di alcuni scienziati sembra essere quella che questo scenario si possa ripresentare anche in Europa e in America.
E in Italia?
Per quanto riguarda l’Italia, le misure di contenimento in vigore fino a dopodomani, saranno sicuramente prorogate almeno fino a dopo Pasqua. Se poi le restrizioni venissero cancellate immediatamente, anche noi rischieremmo una nuova ondata di contagi, un mese dopo la Cina. Ovviamente è troppo presto per dire se il 18 aprile sarà davvero possibile iniziare ad ammorbidire le restrizioni, e nemmeno sappiamo per certo se una seconda ondata ci sarà.
Secondo il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco, conferma che la situazione dovrebbe migliorare verso la fine di aprile e che dovremmo “vedere la luce” a maggio. Per altri specialisti, come il professor Zhong Nanshan, colui che ha scoperto la SARS e aiutò il governo di Pechino a sconfiggerla, la lotta al coronavirus potrebbe essere vinta a giugno, a condizione che tutti gli altri Paesi agiscano con fermezza e decisione, come ha fatto la Cina. Comunque sia, una volta spenti i focolai in Italia, anche da noi potrebbe presentarsi il rischio della “seconda ondata” di contagi.
Per questo è fondamentale che tutti i Paesi coinvolti dalla pandemia, attraverso rigide misure anche dopo l’emergenza, uno dopo l’altro, raggiungano il risultato conquistato da Pechino, con zero contagi e gli infetti solo solo quelli di ritorno. Solo così si potrà ad avere una vita normale.
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus sostiene infatti,”l’ultima cosa che ogni Paese dovrebbe fare è riapre le scuole e le aziende troppo presto per poi trovarsi costretto a richiuderli”.
E’ già successo che una pandemia si presentasse con più ondate di contagi?
In passato, tra il 1918 e il 1919, l’influenza spagnola conosciuta anche come “spagnola” o “la grande influenza” uccise decine di milioni di persone nel mondo, per questo è considerata da sempre come la più grande forma di pandemia nella storia dell’umanità.
Le ondate di contagi furono tre, nella primavera del 1918, nell’autunno dello stesso anno e all’inizio del 1919. Ma la più letale fu la seconda. L’avvenire di questa ondata fu determinata da diversi fattori, primo fra tutti, il ritorno dalla prima guerra mondiale dei soldati e la presenza di ospedali meno efficienti e organizzati rispetto a quelli che ci sono oggi.
Un risvolto del genere, secondo gli esperti, sarebbe improbabile ma credono che il virus si ripresenti come la SARS che è stata sconfitta solo grazie all’attuazione di misure di contenimento abbastanza rigide.
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