Diocesi Ascoli Piceno, sono stati presentati i rinvenimenti tornati alla luce a seguito dei lavori di restauro eseguiti nella cripta del Duomo a Piazza Arringo. “Si tratta di una sorpresa straordinaria ma preannunciata: la cripta del Duomo ascolano era completamente colorata“, commenta Michele Picciolo, direttore scientifico del Museo Diocesano.
I lavori, eseguiti sotto la sorveglianza della Soprintendenza, sono ancora in corso d’opera e sono eseguiti dal restauratore Rino Altero Angelini coadiuvato da Dario Di Flavio e da Daniela Lenzi. Il restauro finale e definitivo del Duomo è stato promosso dal Vescovo Giovanni D’Ercole insieme all’amministratore della Cattedrale Don Angelo Ciancotti, grazie alle risorse messe in campo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
“La Fondazione ha finanziato questa opera nel Piano Pluriennale straordinario Masterplan Terremoto che prevedeva una serie di obiettivi, tra cui il sostenimento del patrimonio architettonico ed artistico attraverso il recupero degli edifici storici fortemente legati all’identità e alla storia della comunità anche quale veicolo di promozione turistica. Don Angelo ha poi portato alla nostra attenzione il presente progetto di restauro, per il quale sono stati stanziati 400 mila euro. Pensiamo che la valorizzazione di un luogo intitolato a S. Emidio, patrono di Ascoli e protettore dai terremoti, rappresenta in pieno la realizzazione dell’obiettivo 3 del Masterplan”, spiega Angelo Davide Galeati, presidente della Fondazione Carisap.
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Diocesi Ascoli Piceno, gli affreschi nella cripta
Ad essere portati alla luce sono i vari strati di intonaco sovrapposti nel tempo nella cripta della Cattedrale ascolana: il primo, neutro, sul quale sono state dipinte, intorno al XIII secolo, stelle rosse ad otto punte (simili a quelle che si possono ammirare nell’Eremo di San Marco o sulla parete di fondo del Salone Caffarelli nel Palazzo Vescovile), inglobate poi, intorno al XV secolo, a raffigurazioni di profeti, santi, apostoli e serafini affrescati sulle volte.
Allo stato attuale di avanzamento dei lavori, la parte centrale della cripta è come si è abituati a vederla, la parte destra non è ancora stata restaurata, mentre quella sinistra è quasi completata, del tutto diversa rispetto allo scorso anno e verrà, almeno parzialmente, aperta al pubblico a breve. “I colori originali sono stati recuperati con gran fatica dai restauratori, così come i volti dei santi, che erano quasi distrutti, e che sono stati ricostruiti grazie alle sinopie (disegni originali impressi sull’intonaco). Gli affreschi nelle pareti laterali, invece, sono ben conservati: nel 1892, infatti, si tennero dei lavori in Cattedrale durante i quali vennero posizionati sotto la cripta lapidi e monumenti funerari, precedentemente collocati nello spazio alto della chiesa: venne, così, costruito un muro esterno dietro la muratura romana per permetterne la collocazione, coprendo fino a pochissimo tempo fa i colorati affreschi che sono in fase di restauro”, spiega Picciolo, specificando che i monumenti funebri verranno dislocati in una posizione più consona per permettere ai visitatori di ammirare gli affreschi.
Diocesi Ascoli Piceno, gli spazi ipogei della Cattedrale
Le scoperte, tuttavia, non riguardano solo gli affreschi che anticamente ornavano – e torneranno ad ornare – le volte della cripta: “grazie ad indagini effettuate con il geo radar e rilievi compiuti con il laser scanner abbiamo rinvenuto un antico percorso nel cimitero ipogeo, che, a restauro terminato, sarà una forte attrattiva per la città, costituendo un vero e proprio itinerario al di sotto della Cattedrale. Lo scavo archeologico inizierà a breve”, prosegue Dario di Flavio, architetto che sta seguendo i lavori negli spazi sotterranei.
Infine, altri lavori previsti sono dei piccoli consolidamenti alle porte e un progetto di un nuovo impianto di illuminazione per valorizzare la bellezza della struttura e delle ultime scoperte.
Il cantiere, man mano che i lavori andranno avanti, verrà parzializzato; la prima parte restaurata sarà visibile già tra pochi giorni anche se senza illuminazione, poiché il lavoro di illuminotecnica verrà effettuato alla fine per tutto l’edificio. “L’ipotesi è di chiudere il cantiere entro l’anno ma le continue scoperte fanno slittare e rendere irrisoria ogni ipotesi”, ha concluso D’Ercole.
