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Tartufo Nero pregiato del Piceno, ottenuta la certificazione del Marchio Collettivo Europeo con riferimento geografico.

L’importanza del tartufo nero pregiato per la zona montana del territorio ascolano è emersa negli ultimi decenni, in ritardo rispetto ad altre regioni di più antica tradizione, tuttavia le molteplici attività svolte dalla Regione Marche attraverso il Centro di ricerca regionale di Sant’Angelo in Vado ed altre istituzioni regionali hanno contribuito a raggiungere l’obiettivo.

La notizia è stata data da Emiliano Pompei, presidente di Confagricoltura Picena, nel corso del convegno organizzato per presentare l’indagine sulla filiera del tartufo nella provincia di Ascoli dal titolo Indagine sulla filiera del tartufo nero nella Provincia di Ascoli finalizzata ad una certificazione di qualità, grazie al supporto della Camera di Commercio delle Marche; i partner sono l’azienda agricola Angellozzi tartuficoltura, l’associazione Tartuficoltori Valfluvione – Roccafluvione e  l’istituto di istruzione superiore Celso Ulpiani di Ascoli.

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Tartufo Nero pregiato del Piceno, il riconoscimento

Nel corso degli anni aumentano notevolmente gli ettari coltivati a tartufaie nel Piceno, come sottolinea Emiliano Pompei, presidente Confagricoltura Picena, servizi Ascoli e Fermo: “Nel 2003 erano circa 90 gli ettari, nell’ultimo ventennio sono quadruplicati unitamente ai dati ufficiali forniti dalle Unioni Montane relativi ai 1200 raccoglitori autorizzati e ai 600 ettari di tartufaie coltivate riconosciute e non. Tutto ciò rappresenta una consistenza e un valore economico per il territorio provinciale superiore a 35 milioni di euro con un numero di addetti superiori alle 1500 unità. Valori probabilmente sottostimati e se paragonati ad una grande azienda dell’industria potrebbero essere sminuiti. Invece non possiamo non considerare aspetti quali il presidio del territorio, la tutela e sicurezza idraulica dei terreni, la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità minore, il recupero dei terreni abbandonati, il recupero dell’edilizia agricola e la bellezza del paesaggio rurale e tanto altro ancora non monetizzabile in modo diretto. Inoltre lo studio non ha considerato l’indotto di filiera”.

La realizzazione di questo progetto, dunque, evidenzia aspetti della filiera finora poco conosciuti, premessa indispensabile per attivare il riconoscimento di marchi di certificazione di qualità e provenienza in grado di legare il prodotto al territorio. “La diffusione delle informazioni contribuirebbe ad aumentare la trasparenza del mercato e la conseguente fiducia dei consumatori – conclude Pompei – Uno dei presupposti per l’attivazione di qualsivoglia strategia di valorizzazione risiede nella sensibilità che i consumatori manifestano nei confronti del prodotto e del valore ad esso associato, contribuendo così a sviluppare i nostri territori”.

Il vice presidente della Regione Marche Anna Casini, concludendo i lavori del convegno, ha aggiunto: “I dati sul tartufo nel Piceno sono importanti che possono crescere ulteriormente. Il settore può essere un’opportunità soprattutto per i giovani. La Regione Marche, dal canto suo, incentiva la coltivazione del tartufo con appositi fondi anche perché la presenza così rilevante del prezioso tartufo dimostra concretamente che il nostro territorio delle aree interne non è inquinato”.

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