Il Carnevale degli Zanni è uno dei più antichi – e caratteristici – carnevali delle Marche. Si svolge il sabato che precede il martedì grasso a Pozza e Umito, frazioni di Acquasanta Terme incastonate nell’alta valle del Garrafo, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Durante questa giornata, un corteo che ha origine a Umito raggiunge Pozza, non senza soste per rifocillarsi di cibo e vino nelle case degli abitanti. Nel corteo, accompagnato da musica e stornelli, ci sono diverse figure: c’è il diavolo che apre la parata imbracciando un forcone, il suo guardiano che lo tiene a bada rappresentando la cacciata del maligno (oggi un Carabiniere), la coppia di sposi che incarna la fertilità e la rinascita della vita, i suonatori d’organetto e il gruppo degli Zanni che chiude la sfilata.
I momenti di sosta di questo festoso itinerario sono rumorosi e movimentati: al suono d’organetto, il corteo si arresta per cimentarsi in danze tipiche, girando in senso orario ed antiorario e cambiando spesso direzione. Al centro, la coppia di sposi balla una specie di saltarello, inscenando, forse, un antico rito di fertilità. Durante una delle tappe, tuttavia, la sfilata si fa più seria: è quella nei pressi del Cimitero Partigiano Internazionale, lungo la strada che collega le due frazioni. Arrivati qui, si effettua qualche minuto di silenzio e raccoglimento davanti a uno dei luoghi che, nel territorio, è simbolo della Resistenza. Nei boschi di queste zone, infatti, l’11 marzo del 1944 avvenne una cruenta battaglia tra partigiani e un battaglione tedesco.
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Carnevale degli Zanni, da dove deriva
Tale tradizione deriverebbe dal Nord Italia, quando alcune maestranze comacine, arrivate ad Ascoli per lavorare il travertino, avrebbero importato questa maschera tipica della Commedia dell’Arte e tale usanza sarebbe rimasta in essere in questi due paesi anche a causa del loro forte isolamento geografico. Zanni, infatti, sarebbe il diminutivo dialettale veneto e lombardo di Gianni, famosa figura della Commedia dell’Arte nel XV secolo. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che tradizioni molto simili si ritrovano nelle zone dell’arco alpino.
Secondo altri, invece, il Carnevale degli Zanni deriverebbe direttamente dai Romani e dai riti arcaici e propiziatori dei Carmina Arvalia, canti liturgici di un antichissimo collegio sacerdotale volti a garantire la fecondità dei campi, tramite una danza circolare che rendeva il terreno fertile e lo liberava dagli influssi malefici.
Gli Zanni e il loro costume
Il costume degli Zanni, nella parata, è quello che salta maggiormente all’occhio per i suoi vivacissimi colori: tutti hanno un grande cappello a forma conica, arricchito da strisce multicolori di carta velina. Tradizionalmente, i giovani uomini in età da matrimonio aggiungevano al di sopra di questo copricapo l’immagine della propria donna ideale: durante il corteo, infatti, i giovani avanzavano alle ragazze proposte di matrimonio, nell’irriverenza goliardiche e sovvertitrice di valori tipica delle feste carnascialesche, e, qualora queste avessero accettato, avrebbero dovuto aggiungere altre due striscioline al variopinto copricapo.
A completare il costume, pantaloni, maglia, guanti, calzini bianchi con pon pon e uno scialle colorato sulle spalle.