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Lungo la Salaria, in direzione Roma, a circa 3 km da Ascoli, c’è un albero, un platano secolare, al quale sono legate leggende che hanno a che fare con il Piccioni, protagonista del Brigantaggio ottocentesco che era stato comandante delle truppe ausiliare pontificie.

Questo albero viene chiamato tradizionalmente “Albero del Piccioni” e fa parte dell’elenco degli alberi monumentali redatto dal Corpo Forestale dello Stato. La tradizione popolare lega il suo nome a quello del brigante perché, secondo le dicerie, egli avrebbe usato il grande tronco cavo dell’albero per nascondersi e tendere agguati ed imboscate alle diligenze e ai viandanti.

San Gregorio, frazione di Acquasanta Terme, ha dato i natali a un personaggio che è stato protagonista del Brigantaggio politico preunitario Piceno, insieme ai figli e ad altri uomini a lui fedeli: il brigante Giovanni Piccioni che, tra 1860 e 1861, guidò la rivolta dei filopapalini contro i Piemontesi nell’entroterra piceno che volevano annettere lo Stato Pontificio alla nascente Italia.

Nato nel 1798 a San Gregorio, morì dopo essere stato catturato e rinchiuso nel Forte Malatesta, ad Ascoli Piceno, nel 1863, condannato ai lavori forzati a vita e ad una multa e risarcimenti pecuniari per i danni da lui recati, tradito dai suoi compagni e catturato presso la stazione ferroviaria di San Benedetto del Tronto mentre stava per dirigersi verso Roma.

 

 

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La storia dell’Albero del Piccioni

In realtà, l’unico riferimento storicamente attestato a un legame tra albero e Giovanni Piccioni è una battaglia tenutasi nel 1849 tra i combattenti antiunitari e i soldati repubblicani del Capitano Colucci. L’albero dovrebbe il nome, quindi, al cognome di un’antica famiglia locale che ne era proprietaria. Troviamo citato il Signor Piccione Parisani in un documento del 1718 (il platano viene identificato come “Albero di Picciò”) riguardante i lavori di selciatura della Via Salaria. Tuttavia, il platano sembrerebbe essere molto più antico, in quanto lo troviamo menzionato in documento del marzo 1109, in cui un personaggio, Ranieri del fu Ferrone, vende alla sorella Benedetta il terreno circostante.

La circonferenza del fusto dell’albero misura 8,7 metri (primato regionale) ed è alto 24, sovrastato da un’imponente e lussureggiante chioma; si tratta dell’essere vivente più antico del territorio piceno che ora, purtroppo, verte in uno stato di abbandono. Per fortuna, recentemente, il piazzale che lo ospita è stato ripulito dai rifiuti da una squadra di volontari. ma, fino a qualche tempo fa, era circondato da spazzatura, erba alta, incuria, senza nemmeno un cartello o una targa che ne indichi l’esistenza, mentre si tratta di una grande risorsa storica, culturale e naturalistica. 

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