Social Network, dal 2020 in Francia i controlli del fisco contro l’evasione verranno effettuati anche sulle piattaforme social. In base alla normativa da poco approvata, dunque, i funzionari doganali e fiscali saranno autorizzati a scandagliare profili, post condivisi e foto caricate dagli utenti ed usarli come prove di evasione e di presenza di redditi non dichiarati.
Questa novità non riguarda l’Italia, ma da noi qualcosa di simile è in vigore dal 2016.
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Social Network, come funzionano gli accertamenti in Italia
Come indicato nella circolare n.16/E del 28 aprile 2016, in Italia l’Agenzia delle Entrate, per contrastare l’evasione fiscale, può attingere ad informazioni che provengono da banche dati ma anche ad altre fonti, comprese quelle aperte, come articoli di giornale, siti internet e social network, al fine di acquisire informazioni su eventuali discrepanze tra la vita nota al fisco e quella mostrata in rete.
In Italia l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza sono già solite, da qualche anno, usare i social network per scovare casi di evasione fiscale oppure incamerare prove in cause di divorzio: ad esempio, quando il coniuge si rifiuta di pagare il mantenimento all’altro per difficoltà finanziarie che, però, non corrispondono al tenore di vita e alle abitudine mostrate sulle foto postate.
Ad oggi, rimane comunque una differenza con le nuove regole della Francia: lì l’indagine sulle piattaforme social con algoritmi e big data è autorizzata ad avvenire in automatico come spunto investigativo, mentre in Italia si ricorre ai social solo per supportare indagini già avviate.
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