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Sandro Sansoni e le sue opere sono state esposte, pochi mesi fa, nella prima antologica dell’artista, ascolana e non, alla Sala Cola dell’Amatrice nel Chiostro di San Francesco.

Si tratta di un pittore, incisore, scultore e ritrattista ascolano, purtroppo poco conosciuto in patria. Il suo modo di realizzare opere ha molto di sibillino e di spirituale, e di intrinsecamente problematico e moderno, il tutto espresso tramite una fitta rete di rimandi simbolici, psicanalitici e accenni alla classicità, specie alla mitologia greca. Ecco, allora, che affiorano dalle sue  tele soggetti che tendono a porsi in relazione diretta con l’osservatore e a far sì che il fruitore stesso rivolga lo sguardo all’interno del proprio Io, si chieda ciò che non ha mai avuto il coraggio nemmeno di pensare, in un’atmosfera fortemente visionaria. Tutte le sue opere sono, insomma, un viaggio nell’interiorità, espressa tramite un tipo di arte che trasuda un bisogno convulso di comunicare e mettersi in contatto con l’Altro, sprigionando una energia immensa.

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Sandro Sansoni, la carriera

Sansoni nasce nel 1953 ad Ascoli e si spegne ad Ancona nel 2014.

Dopo un diploma al Liceo Artistico di Bologna, si laurea all’Accademia di Belle Arti nella stessa città, per poi conseguire una seconda laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Passa la sua vita appartato, non frequentando ambienti modani, ed insegnando disegno dal vero all’Istituto d’Arte di Ascoli Piceno e al Liceo Artistico di Ancona. Tuttavia, riceve, in vita, premi significativi, esponendo a Milano, Firenze, Vercelli, Reggio Emilia, Ancona.

 

 

Sandro Sansoni, le opere

I soggetti prediletti delle tele di Sansoni sono, spesso, donne: sibille, veggenti, apparizioni che mettono l’uomo di fronte al mistero della sapienza. Non a caso, del resto, altro elemento ricorrente è la montagna, intesa come monte sacro, luogo di congiunzione tra cielo e terra, asse che regge il mondo e luogo terreno di vicinanza alla divinità, in linea con tradizioni millenarie; in quasi tutte le religioni, infatti, politeiste o monoteiste, le rivelazioni vengono dall’alto e sono legate ai monti: Gesù che si reca in meditazione sul Monte degli Ulivi, Mosè che riceve sul Sinai le Tavole della Legge, il nucleo originario della città di Gerusalemme edificato sul Sion, oppure, in Oriente, la sacralità del Monte Meru, identificato con la catena himalayana, centro del cosmo per la mitologia induista e buddhista.

 

 

Non a caso, il titolo dell’antologica ascolana a Sansoni era Dal Microcosmo al Macrocosmo. Compiere questo passaggio, dalla sfera personale a quella universale, significa elevarsi, intraprendere il cammino verso una perfezione morale ed estetica, far sì che non solo i bisogni o i desideri personali dell’artista vengano espressi, ma che egli si faccia carico di quelli di gran parte dell’umanità, essendo l’Arte nient’altro che espressione di un bisogno collettivo di ciò che è manchevole in una determinata epoca. Allora, in un periodo dominato sempre più dalla tecnologia, dal raziocinio, dall’uniformarsi e spersonalizzarsi delle emozioni, Sandro Sansoni torna alle radici della psiche, ponendo su tela i grandi interrogativi di tutte le epoche, ricreando quel po’ di poesia e mistero che serve all’uomo per non soffocare. E lo fa tornando a quelli che sono stati i precursori della moderna psicanalisi, ovvero ricorrendo alla mitologia greca, inscenando le gelosie, i rancori, le scorrettezze, ma anche il fascino di divinità che hanno tutto dell’umano.

 

 

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