Ceriscioli torna ad esprimersi sul decreto sisma: secondo il Presidente della Regione Marche si tratta di un “provvedimento vuoto” e privo di sostanza, che non risolverà la situazione delle Marche e di tutto il Centro Italia terremotato.
A margine dei lavori dell’Assemblea Parlamentare, il Presidente non esclude “una manifestazione di protesta istituzionale, se il decreto uscirà vuoto dalle aule parlamentari”.
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Ceriscioli sul decreto sisma: la mancata ricostruzione
Dopo tre anni dal sisma e due dalla ricostruzione, poco si è mosso nei territori messi in ginocchio dal sisma del 2016.
“Non dare risposte significa condannare questi territori a una lentissima agonia”, ha spiegato Ceriscioli, lanciando un appello ai parlamentari: “Chiediamo ai nostri parlamentari di essere in prima fila, ora che stanno votando gli emendamenti. Più che i banchi parlamentari, non deve essere il decreto vuoto dei contenuti essenziali per la nostra popolazione, per la nostra regione, per il nostro futuro”.
Secondo il Presidente della Regione, infatti, serve una drastica inversione di tendenza, perché continuando con le vecchie disposizioni normative non si va avanti, con il rischio di accumulare un ritardo enorme e scoraggiare i cittadini a ritornare nelle aree interne.
Ceriscioli, le disposizioni da attuare col decreto sisma
Ceriscioli ha ricordato quali sono le disposizioni “minime, ma utili ad accelerare la ricostruzione” che le regioni stanno chiedendo allo Stato: in primis, la ricostruzione privata ha bisogno di un meccanismo più rapido con autocertificazioni fatte dal professionista, che va tutelato riconoscendo lo stato di fatto di un immobile come suo stato di diritto. Lo scopo sarebbe anche togliere le responsabilità gravose che preoccupano i professionisti, eliminando passaggi amministrativi preliminari all’inizio dei lavori, fatto che darebbe già una spinta enorme alla ricostruzione privata.
Sul fronte della ricostruzione pubblica, invece, secondo il Presidente, occorrerebbe applicare i limiti europei, cioè quello che nelle gare già si applica in Europa. “Ad esempio, sulla procedura negoziata, che è la più semplice, l’Europa ci dice che la possiamo utilizzare fino a 5 milioni di euro, in Italia si può utilizzare fino a 250 mila. Nella ricostruzione, che prevede addirittura passaggi in più all’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), accogliere questo emendamento significa rendere molto più rapide le gare per i tanti progetti che stanno arrivando”.
Altra questione sollevata da Ceriscioli è quella del personale da stabilizzare: “non si può andare avanti con incertezza fino all’ultimo giorno o proroghe di anno in anno. Il rischio è che queste persone trovino un’altra occupazione, depauperando quelle professionalità che sono cresciute dentro il sisma”. Questione essenziale riguarda, infine, gli incentivi alle imprese e la defiscalizzazione di questi territori: “Non chiediamo ulteriori finanziamenti perché ci sono già. Quello che serve sono invece condizioni fiscali più favorevoli, che vanno a potenziare quegli investimenti utili a impiantare imprese, a creare lavoro, a motivare la gente per restare nell’area interna. L’alternativa a queste risposte mancate, saranno forme di protesta che siamo pronti ad attuare”.