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Lavoro Marche: nell’anno 2018, all’interno della Regione, risultano occupati 429 mila lavoratori dipendenti privati. Di questi, oltre il 50% avevano un rapporto di lavoro precario o part-time. E’ quanto emerge dai dati elaborati dall’IRES CGIL Marche, forniti dall’INPS.

Lavoro Marche: nel 2018, oltre la metà dei lavoratori ha svolto occupazioni part-time o precarie

Osservando le tipologie contrattuali, emerge che, nell’anno 2018, dei 429 mila lavoratori dipendenti privati totali, 147 mila lavoratori hanno un rapporto di lavoro part-time. I lavoratori part-time, nel 2018, sono cresciuti in modo significativo, rispetto al 2017 (quasi 6 mila unità in più) e, soprattutto, rispetto al 2008 (43 mila lavoratori part time in più); rappresentano il 34.4% dei lavoratori complessivi (erano il 24% nel 2008). I lavoratori con contratto di lavoro a termine sono 113 mila, pari al 26.2% del totale (25.1% nel 2017 e 19.2% nel 2008). Dunque, oltre la metà dei lavoratori dipendenti privati (60.6%) è costituita da coloro che svolgono occupazioni part-time o precarie.

I lavoratori somministrati sono quasi 30 mila, cresciuti di oltre 5 mila unità in un anno (+22.3%), costituiscono il 6.9% del complesso dei lavoratori dipendenti e sono quasi tutti precari. Rilevante anche il numero dei lavoratori intermittenti: oltre 34 mila, 4 mila in più in un anno (+15.1%) e che rappresentano l’8% del totale dei lavoratori dipendenti privati.

Coloro che hanno un contratto a tempo pieno e indeterminato sono 214 mila, pari al 49.9%, ovvero meno della metà del totale dei lavoratori dipendenti. Inoltre, i lavoratori di genere maschile sono 238 mila (pari al 55.6% del totale); mentre le lavoratrici sono 190 mila (pari al 44.4% del totale). I giovani lavoratori con meno di 29 anni sono 85 mila (rappresentano il 19.8% del totale): sono soprattutto operai e apprendisti.

Lavoro Marche: retribuzioni medie lorde sono inferiori alla media nazionale

Le retribuzioni medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 19.123 euro: sono inferiori, sia al valore medio delle Regioni del Centro, sia al livello medio nazionale.

I lavoratori con un lavoro a tempo parziale percepiscono mediamente retribuzioni di 10.647 euro lordi annui, mentre i lavoratori con un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 9.451 euro lordi annui. Le retribuzioni medie lorde dei lavoratori somministrati sono di 8.287 euro, mentre quelle dei lavoratori intermittenti sono di 1.765 euro lordi annui. I lavoratori con contratto a tempo pieno e indeterminato ricevono, invece, una retribuzione lorda annua di 27.481 euro.                                                                         

Infine, sono notevoli le differenze di retribuzione, riguardo le qualifiche professionali: le retribuzioni degli impiegati sono di 23.829 euro lordi annui, quelle degli operai sono di 15.761 euro lordi; le retribuzioni dei “quadri” aziendali arrivano a 60.392 euro lordi annui, mentre quelle dei dirigenti sono mediamente di 121.493 euro lordi. Gli apprendisti percepiscono 12.214 euro lordi annui. La retribuzione dei dirigenti è pari a quasi 8 volte quella degli operai, 5 volte quella degli impiegati.

Lavoro Marche: le parole di Barbaresi e Santarelli (CGIL Marche)

Questo il commento ai dati sull’occupazione marchigiana, da parte di Daniela Barbaresi (Segretaria Generale della CGIL Marche) e Giuseppe Santarelli (Segretario Regionale CGIL Marche, Responsabile del Mercato del Lavoro): “La ripresa occupazionale degli ultimi anni è rappresentata quasi esclusivamente da rapporti di lavoro precari, discontinui e a tempo parziale, che continuano a erodere progressivamente i rapporti di lavoro stabili e a tempo pieno, che ormai interessano meno di un lavoratore su due.

Dunque, tutte le riforme del mercato del lavoro degli ultimi 15 anni, dalla Legge 30/2003 al ‘Decreto Poletti’ e al ‘Jobs Act’, hanno inesorabilmente contribuito a rendere il lavoro più destrutturato, debole e insicuro. Dunque, parlare solo di numero di occupati non basta più, perché è notevolmente peggiorata la qualità dei rapporti di lavoro e il numero di ore lavorate, mentre è cresciuto prepotentemente il lavoro povero”.

“Nelle Marche – concludono Barbaresi e Santarelli –  è necessario invertire, al più presto queste tendenze. La sfida della competitività non può che passare attraverso la qualità del lavoro e dell’occupazione, oltre che sulla valorizzazione delle competenze che il lavoro può e deve esprimere: su questo terreno, il sistema produttivo marchigiano si gioca il futuro”.

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