Cna Ascoli, la Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa lancia un allarme: il Piceno sta vivendo una situazione critica e, a meno che non si modifichi il decreto sulla riqualificazione energetica e antisismica, sono a rischio chiusura circa 2.000 tra piccole imprese e micro imprese, del settore impiantistico e dell’indotto.
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Cna Ascoli, le imprese a rischio a causa del decreto crescita
A rischio nel Piceno il settore impiantistico, dell’edilizia e della serramentistica: è questo il dato allarmante che è emerso dall’ultima indagine compiuta dalla Cna di Ascoli Piceno in base alle informazioni elaborate dalla Cna nazionale.
La Cna Picena giudica negativamente la misura del decreto crescita che consente all’impresa esecutrice dei lavori, per la riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza anti- sismica degli immobili, di anticipare al cliente la detrazione sotto forma di sconto in fattura, con la possibilità di recuperarlo in cinque anni. Per la Cna, questa ipotesi scarta a priori medie e piccole imprese, che non dispongono di una copertura finanziaria sufficiente per affrontare una misura simile.
L’unico compromesso obbligato sarebbe, per loro, prestarsi a lavorare per grandi gruppi, sottostando alle loro condizioni e senza la possibilità di emanciparsi e di crescere come imprese artigiane.
“Bene gli incentivi per efficientare ma i piccoli non possono fare da bancomat al fisco e alla clientela” è stato il commento del direttore della Cna di Ascoli, Francesco Balloni.
Cna Ascoli, le richieste
La Cna chiede che si possa cedere il credito d’imposta, corrispondente alla detrazione fiscale connessa alla spesa effettuata, direttamente alle banche, per evitare che artigiani e piccole imprese non possano acquisire il credito per carenza di risorse finanziarie o di capienza fiscale tale da consentire la procedura di compensazione.
D’ora in poi, infatti, chi vorrà acquistare un condizionatore, un climatizzatore, una caldaia, un impianto fotovoltaico o qualsiasi altro impianto energetico potrà avere subito uno sconto in fattura del 50% dalla ditta fornitrice. La difficoltà per le piccole imprese è che tale importo viene recuperato dall’impresa nell’arco di 5 anni. Una misura insostenibile per i piccoli che si troverebbero non solo a dover pagare per intero e subito il costo dell’impianto al fornitore ma ad anticipare per l’utente la metà del costo dell’impianto stesso.
“Facciamo appello a tutti i parlamentari, ed in particolare quelli del nostro territorio, affinché si blocchi tale provvedimento”, ha concluso Balloni.