Nuovo consiglio comunale aperto sulla questione Sanità nel Piceno, come sempre senza il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli che, all’invito del presidente del Consiglio Comunale Marco Fioravanti, ha fatto sapere di essere indisponibile per l’intero mese di aprile, tirandosi quindi, di fatto fuori dai giochi.
“Tutta la città è molto preoccupata della situazione dell’ospedale. Questo è il terzo consiglio comunale aperto sulla sanità e oggi è stata fatta forse la maggiore scorrettezza istituzionale alla nostra città”, ha detto Marco Fioravanti. “Da ottobre chiediamo la presenza del presidente della Regione Luca Ceriscioli per poter discutere del nuovo Piano Sanitario che coinvolge anche Ascoli Piceno. Quest’ultimo ha risposto di non essere disponibile, nonostante, in realtà, la scorsa settimana si è recato ad Ascoli Piceno per presentare il Piano sanitario al Partito Democratico”.
E il sindaco Guido Castelli tuona: “in assenza di programmazione, il vascello va secondo le onde e le situazioni di potere che si diffondono via via. Qui si tratta di garantire la sicurezza della prestazione medica”.
E ai candidati sindaci: “vi chiedo di non farvi strumentalizzare da una Regione cieca e maligna e da una programmazione sanitaria inesistente. Su questo non ci siano opportunità politiche, ma ci giochiamo la credibilità delle nostre battaglie. Su questo tema perdiamo tutti”.
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Sanità nel Piceno, le questioni aperte
Difesa dell’ospedale Mazzoni e azienda Marche Sud al centro dell’intervento di Marco Fioravanti: “L’auspicio allora è che chiunque sieda qui dopo il 26 maggio, come sindaco di Ascoli, sia contrario all’ospedale unico e prenda sempre le difese del Mazzoni. Per rendere eccellente la sanità, bisogna investire sul personale medico ospedaliero e sulle attrezzature.
Ascoli ha una necessità urgente dell’azienda ospedaliera Marche Sud, qualche benpensante ha detto che le aziende ospedaliere producono debito, ma se allora gli ascolani sostengono i debiti delle Marche del Nord, è il caso di riequilibrare i conti regionali dal punto di vista sanitario. Non è più accettabile questa emarginazione, difendendo la salute e il diritto alla salute di tutti i nostri cittadini”.
Giacomo Manni, presidente della consulta della salute, ha riportato l’attenzione sul lavoro svolto dalla Consulta: “Molti sono i problemi, dalle liste di attesa alla situazione del personale ospedaliero, si tratta di un settore che presenta molte criticità. Ci siamo confrontati con chi ogni giorno si occupa di questioni sanitarie e con i cittadini”.
Quindi, il consigliere pentastellato, ha toccato i nodi cruciali: “la Regione Marche ha diversi modelli sanitari, gli Ospedali Uniti a Nord, l’azienda ospedaliera Marche Nord e l’Area Vasta, che comunque dipende dal capoluogo regionale. Per questo motivo non riusciamo nemmeno a determinare il nostro futuro sanitario. Da tutte queste criticità a trarne beneficio è soltanto la sanità privata e di questo la responsabilità è interamente politica. Non essere mai riusciti nemmeno a incontrare il presidente Ceriscioli è un ulteriore motivo di preoccupazione”.
Manni ha sottolineato l’impossibilità di avviare un confronto sul Piano Sociosanitario regionale, “una delle più grandi anomalie del documento, oltre alla mancata partecipazione dei cittadini, è che coinvolge il triennio 2019-2021 e ad aprile 2019 siamo ancora in fase di sviluppo concreto”.
Il presidente della consulta regionale per la disabilità Zazzetti: “Tutti i cittadini vogliono essere curati da professionisti e in strutture che diano una sicurezza. Ciascuno di noi, con un problema di salute più specifico, va fuori Ascoli. Il nodo è il personale sanitario”.
No all’ospedale unico anche da Giorgio Ferretti di Casapound: “Ribadisco la netta contrarietà all’ospedale unico e l’importanza delle cure di prossimità in una città che si sta spopolando sempre di più. Mi piacerebbe che tutti noi ci impegnassimo nella difesa dell’ospedale territoriale, al di là delle posizioni politiche. L’azienda Marche Sud va inoltre incentivata”.
La risposta del direttore Cesare Milani
“Non dico che la sanità del Piceno va bene, ci sono molti problemi, ma abbiamo dei professionisti encomiabili. C’è la difficoltà di reperire nuovi medici e questa condizione rimarrà per almeno tutto il prossimo decennio, specialmente in Pediatria, Emergenza e Ostetricia. Si tratta della difficoltà più grande”, ha esordito il Direttore Area Vasta 5 Cesare Milani.
“Sulle liste d’attesa, il problema principale, ci stiamo lavorando da anni. Credo che la questione principale sia la presa in carico, con una sinergia tra professionisti per la cura del paziente in linea con una continuità di cura. La risposta sanitaria è buona, voglio ribadire la grande professionalità di tutto il personale ospedaliero”.
Guido Castelli: i nodi della Sanità del Piceno e delle Marche
Il sindaco ha poi concluso sulle questioni fondamentali della sanità del Piceno e dell’intera regione.
Si comincia dal Piano sanitario: “La Regione Marche ha deciso di non fare il Piano sociosanitario, l’ultimo è scaduto nel 2014, da allora è stato approvato un documento ma prima del prossimo anno il piano non ci sarà. Il Piano è lo strumento che consente la programmazione dell’impiego delle risorse in modo esplicito. Il governatore Ceriscioli ha deciso invece di avere le mani libere e non rispondere esplicitamente del denaro, compresi i 200 milioni di euro polverizzati in questi anni in nome di una logica di valutazione puntuale degli interessi e delle convenienze. Nel frattempo, il piano non c’era ma c’erano le delibere di giunta e le determine dell’Asur. Ad Ascoli abbiamo perso quattro strutture complesse, senza un piano negoziato che potesse dare alternative.
Non programmare significa applicare il principio del fatto compiuto, che si stava per consumare anche sulla battaglia più importante in merito al risparmio del personale. La delibera n.82 del 2019 stabiliva l’esigenza di risparmiare 7 milioni di euro, la Regione aveva concentrato la maggiore contrazione, di 3,8 milioni, all’Area Vasta 5. Non è un vittimismo il nostro”.
Castelli ha continuato sulla mancanza di tutela effettiva delle famiglie marchigiane: “abbiamo problemi come Area Vasta 5, ma è l’intera regione che va male, mancando i piani che consentono agli operatori e alle famiglie di sapere quali sono i meccanismi e gli strumenti in caso ci sia la necessità. Siamo l’unica regione in cui manca un Piano della Rete Oncologica, manca cioè un riferimento che possa tutelare il malato e la sua famiglia. Stesso discorso per il Piano delle Cronicità, abbiamo adottato come regione il piano senza attuarlo.
La Regione Marche, allora, ha ottimi medici che fanno davvero il possibile, combattendo una guerra coi fucili di legno. Abbiamo una enorme criticità, quella della salute mentale. In Italia c’è una media pro-capite di 75 euro per la salute mentale, nelle Marche siamo a 54, penultimi prima soltanto della Basilicata. Le famiglie sono lasciate da sole”.
Infine, conclusione sull’ospedale unico: “l’anno scorso, una delibera di novembre della Regione documenta lo stato di applicazione del Decreto Balduzzi, rimandando tutto al Piano, quest’ultimo a sua volta rinvia tutto al 2021. Nel frattempo, però, ci siamo divisi su questo punto, mentre ad Ancona differivano al 2021 la riorganizzazione della rete ospedaliera. L’ospedale unico è una presa per i fondelli, una questione puramente strumentale”.