Rapporto Ecomafia di Legambiente 2018: crescono gli illeciti ambientali così come il fatturato delle attività criminali contro l’ambiente. Se infatti nel 2016 le infrazioni accertate nelle Marche erano circa 700, nel 2017 sono state ben 845.
Le Marche, con il 2,8% delle infrazioni sul totale nazionale, sono al tredicesimo posto in Italia per numero di illegalità ambientali con 986 denunce, 187 i sequestri e 2 arresti.
Sono i primi numeri del Rapporto Ecomafia di Legambiente 2018, risultato dell’azione delle forze dell’ordine e delle autorità di controllo.
Rapporto Ecomafia 2018, i reati contro la biodiversità
Complessivamente sono 342 i reati contro la biodiversità nella nostra regione, che piazzano le Marche all’ottavo posto in Italia. Emergono soprattutto i reati contro la fauna di mare, un business accumulato tra commercio di animali vivi o morti, oggetto di cattura a fini alimentari o allevatoriali o ornamentali, con 247 infrazioni accertate, il 5,5% sul totale a livello nazionale, di cui 128 solo in provincia di Ascoli Piceno.
Male anche le infrazioni contro la fauna “sulla terraferma”, che collocano le Marche al 12° posto con 95 reati accertati, di cui 45 solo nella provincia di Ancona.
Ciclo illegale dei rifiuti nelle Marche
Per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti, sono 193 le infrazioni accertate, 211 le denunce e 71 i sequestri, che valgono alla nostra regione il 14° posto nella classifica.
Nella provincia di Ancona, in particolare, nel 2017 sono state accertate ben 62 infrazioni. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti troviamo i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i Raee, i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone.
Più che allo smaltimento vero e proprio è alle finte operazioni di trattamento e riciclo che in generale puntano i trafficanti, sia per ridurre i costi di gestione che per evadere il fisco.
A ciò va aggiunto il fenomeno degli incendi dolosi o colposi, che nel 2017 nelle Marche sono stati 37, il più delle volte divampati proprio presso impianti di gestione e trattamento dei rifiuti. Guardando, invece, al ciclo del cemento, sono 93 le infrazioni accertate, pari al 2,4% del totale nazionale.
Il fenomeno dell’archeomafia, che cos’è
Accanto a un settore economico che “tira” come quello artistico, c’è il corrispettivo settore dell’ecomafia, che, come un’ombra, trova spazio nelle pieghe degli scambi ufficiali, ha clienti affezionati, e, a sua volta, produce ottimi affari per chi sceglie di muoversi nel solco dell’illegalità.
Nelle Marche sono stati 10 i furti di opere d’arte accertati nel 2017, pari all’1,4% del totale nazionale. Numeri non di certo allarmanti, ma che sottolineano quanto la nostra regione non sia immune dal grave fenomeno del saccheggio del patrimonio artistico.
“Ancora una volta il Rapporto Ecomafia ci ricorda che non possiamo permetterci di abbassare la guardia, soprattutto in questo momento così delicato per la nostra regione sconvolta dal sisma e alle prese con il più grande cantiere d’Italia: nel nostro territorio sono preoccupanti i numeri sul ciclo illegale dei rifiuti e del cemento. Inoltre sono davvero troppi i reati contro la biodiversità. – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – Per questo, ora più che mai, è nostro dovere continuare a contrastare con forza l’economia ecocriminale, assieme alle associazioni che si occupano di legalità e di difesa dell’ambiente e con le forze dell’ordine che ogni giorno si adoperano per combattere la criminalità, e promuovere un’economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità. Chiediamo alle Istituzioni, alle amministrazioni locali e alle associazioni di rappresentanza delle imprese di mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore, cittadini e scuole sulla legge 68/2015. Una inversione di tendenza è necessaria per rendere le Marche più forti e competitive”.