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Dopo il plaudo del sindaco Guido Castelli davanti al lasciapassare firmato dal presidente della Provincia Sergio Fabiani per il ritorno dei rifiuti a Relluce e alla Geta, il Partito Democratico si spacca con le dimissione del sindaco di Appignano Sara Moreschini dalla segreteria e dalla direzione provinciale.

“La mia risposta di fronte alla fiducia tradita sulle tematiche dell’ambiente e dei rifiuti”, scrive Moreschini su Facebook postando la foto della lettera di dimissioni.

Di qualche giorno fa, invece, era il commento di Castelli sul provvedimento del presidente della Provincia Sergio Fabiani “con cui ha autorizzato il ritorno a Relluce dei rifiuti”, per affrontare, per almeno i prossimi mesi, tale emergenza.

Discarica di Relluce, archiviati i fattori di rischio?

“Apprezzo l’operato del presidente Fabiani, coerente con quanto richiesta dall’assemblea dei sindaci – scrive Castelli-. All’interno del provvedimento vorrei sottolineare l’importante passaggio in cui la Regione chiarisce ancora una volta come Relluce non sia in frana e non presenti instabilità dei versanti, con buona pace di tutti quei pettegolezzi di sindaci a noi vicini che avevano fatto di questa “presunta” instabilità un proprio cavallo di battaglia contro Relluce e Ascoli Servizi Comunali”.

Dunque è forse archiviata la questione dei fattori pericolosi di Relluce, come il rischio frana e l’inquinamento? Sul tema era tornata anche Ascoli Servizi Comunali, provando a sciogliere il nodo della pericolosità ambientale che viene sollevato da chi critica la decisione di riaprire la discarica per conferire 8.000 metri cubi di rifiuti.

“Comprendiamo le preoccupazioni dei sindaci più vicini alla discarica di Relluce”, scrive Ascoli Servizi nella nota, riferendosi probabilmente al sindaco di Appignano Sara Moreschini, “ma ci sono dei punti chiave che non vengono percepiti in maniera corretta. E per questo vogliamo fare chiarezza”.

Vediamo allora, punto per punto, quanto sostenuto nel comunicato.

Discarica di Relluce, la questione inquinamento

Ascoli Servizi Comunali parte quindi dal punto principale, ovvero quello relativo al presunto inquinamento delle falde acquifere che “non esiste perché non c’è una falda, (sentenza n. 463/2018 del Tribunale di Ascoli Piceno e sentenza n. 614/2018 del TAR Regione Marche) e poi perché gli organi di controllo e l’Arpam  hanno stabilito che i valori considerati a rischio sono legati alla tipologia di terreno, che ha caratteristiche mineralogiche specifiche”.

La conferma, secondo l’ente, è testimoniata dalla “sentenza di assoluzione al termine del processo a carico dell’ex presidente e del direttore tecnico di Ascoli Servizi Comunali dall’accusa di inquinamento di acque in falda”.

Problemi Relluce, il pericolo frana e il capping

Ascoli Servizi affronta anche il presunto pericolo frana della discarica Relluce, sostenendo che il movimento franoso, come documentato, riguarda il terreno da riporto posizionato a valle. “La parte riguardante le vasche è invece stabile e non dà alcun segnale di movimento”.

La conclusione è avallata anche dal Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, a firma del Prof. E. Miccadei in qualità di Responsabile Scientifico e del Prof. E. Spacone in qualità di Direttore del Dipartimento, che pochi mesi fa hanno presentato un parere tecnico che esclude la possibilità di frane.

In ogni caso l’azienda dichiara che realizzerà delle paratie inserite nel terreno per “eliminare ogni possibile speculazione sul rischio frana, un’ulteriore garanzia non richiesta ma che l’azienda ha voluto realizzare”.

Il capping, scrive ancora Ascoli Servizi, è presente in tre vasche, nelle vasche n. 4 e n. 5 è in fase di completamento. Nella vasca n. 4 è quasi terminata la realizzazione, nella n. 5 invece, essendo ora in programma il recupero volumetrico, si è sospesa la realizzazione che verrà ultimata al termine dell’eventuale conferimento dei rifiuti come da prescrizioni dell’Arpam.

Ascoli Servizi, nessuna strumentalizzazione della discarica

Concludendo, Ascoli Servizi Comunali chiede alle istituzioni “di evitare valutazioni politiche quando invece dovrebbero parlare i tecnici, così da evitare di creare un immaginario collettivo nei confronti di quello che invece potrebbe risolvere senza problemi ambientali, il trattamento e il recupero dei rifiuti della comunità della provincia di Ascoli Piceno”.

L’impegno di Ascoli Servizi Comunali è “di adottare, le migliori tecnologie a disposizione  per ridurre il problema, che di fatto  già è diminuito dopo l’avviamento della raccolta differenziata porta a porta, su gran parte del territorio provinciale, che ha già raggiunto il 65%, eliminando quasi completamente il rifiuti organico dal secco non riciclabile destinato alla discarica”.

I sindaci, chiosa l’ente, devono comprendere che l’alternativa è costruire da zero una nuova discarica con tutti gli impianti, ovvero un polo tecnologico ambientale per il trattamento del ciclo integrato dei rifiuti. Una soluzione che porterebbe a un evidente spreco di denaro pubblico, dovendo sbancare un’area oggi neppure individuata.

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