La storia di Aaron, l’escort gigolò romano che vuole vedersi riconoscere la sua professione e pagare le tasse, apre di nuovo la discussione sul mondo escort: in Italia è giunto il momento di legiferare in materia di prostituzione?
Il suo nome d’arte è Aaron, romano di 30 anni e un fisico da far invidia ai famosi Bronzi di Riace. Nel suo blog personale sponsorizza i suoi servizi come escort riservati alle signore perché, concedersi il lusso di una scappatella, ormai non è più una prerogativa solamente maschile.
Un lavoro senza dubbio particolare e figlio dei nostri tempi, ma qui non siamo in una commedia cinematografica e Aaron così è uscito allo scoperto chiedendo che venga riconosciuta la sua professione, con tanto di tasse da voler pagare.
Una storia questa che in qualche modo riaccende la discussione sulla legalizzazione o meno della prostituzione in Italia: spesso dal mondo della politica sono arrivate tante aperture nel merito, ma in concreto nulla finora è stato fatto.
Gigolò ed escort, possibile un loro riconoscimento?
Per prima cosa non deve sembrare strano che un gigolò o una escort pubblicizza tranquillamente via web, ma non sono mai mancate anche le riviste specializzate, i propri servizi con tanto di tariffario.
In Italia infatti la legge punisce solamente lo sfruttamento della prostituzione, senza però che la professione sia riconosciuta in maniera ufficiale così come avviene in diversi altri paesi europei.
Il risultato è che in Italia ed in città come Bologna che mai avremmo detto pullulassero di escort per incontri, le tante donne e gli altrettanti uomini che esercitano il mestiere più antico del mondo sia come dei “fantasmi” per lo Stato, risultando disoccupati oppure dovendosi inventare una professione fittizia per non evadere il Fisco.
“Nel nostro Paese, solo a voler considerare gli ultimi tre anni, sono stati quasi una ventina i disegni di legge tesi a regolamentare questo settore, ma senza risultati – si è sfogato Aaron intervistato da Leggo – L’Italia ha solamente adottato nei confronti del fenomeno il modello abolizionista, che consiste nel considerare la prostituzione fatto non penalmente rilevante, condannando sfruttamento, induzione e favoreggiamento, ma senza regolamentarne ulteriori aspetti”.
Ed è qui che escono fuori tutte le colpe dell’attuale classe politica, che spesso ha utilizzato il tema prostituzione soltanto in campagna elettorale. Anche l’approccio al tema è sempre risultato molto vago e pressapochista, con l’idea di riaprire le Case Chiuse con se ci trovassimo ancora negli anni ‘50.
Al momento infatti vi è una duplice situazione: c’è la prostituzione in strada in mano alle bande criminali e quella “indipendente” fatta da gigolò, escort e transessuali. Permettere di esercitare la professione a chi liberamente sceglie di farlo, senza dubbio darebbe un duro colpo allo sfruttamento.
Finora però la politica non ha mai affrontato concretamente l’argomento, con il risultato che i tanti Aaron che ci sono nel nostro paese dovranno continuare a offrire i propri servizi nell’ombra, con un grande ammanco anche per le casse statali visto il mancato gettito erariale che ne consegue.