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Consiglio comunale aperto sulla Sanità del Piceno e la questione Ospedale Unico Piceno. Presenti in aula, oltre ai consiglieri comunali e i cittadini, anche il sindaco di San Benedetto del Tronto Pasqualino Piunti, il direttore dell’Area Vasta 5 Cesare Milani, i consiglieri regionali Giorgini e Piero Celani. Assenti i consiglieri comunali del PD Francesco Ameli, Valentina Bellini e Roberto Allevi.

“Questo consiglio comunale vuole davvero rappresentare un segno culturale di predisposizione a condividere le non banali indicazioni che lo stesso sindaco di Ascoli e San Benedetto dovranno proporre nei consessi previsti dalla legge per arricchire la programmazione sanitaria regionale”, ha detto il sindaco Guido Castelli.

Oltre alla vicenda Ospedale Unico Piceno, altro tema attuale è il nuovo piano sociosanitario regionale

Il presidente del Consiglio comunale Marco Fioravanti, inoltre, ha comunicato che già domattina invierà al presidente Ceriscioli la disponibilità dell’assise a una nuova seduta aperta in una delle 3 date del mese di novembre da lui precedentemente indicate.

Sanità del Piceno, cos’è la consulta

La consulta per la Sanità al Comune di Ascoli Piceno è presieduta da Giacomo Manni e composta da Umberto Trenta e Monica Acciarri.

La consulta, spiega Manni, nasce per ascoltare le istanze dei portatori di interesse sul piano sanitario, dagli operatori ai sindacati, dai rappresentanti dei medici di base agli ordini, dagli utenti alle associazioni di cittadini. 

La consulta sta cercando di creare una sinergia tra i vari attori, provando anche a essere propositiva nei confronti della sanità picena. “Abbiamo inviato una lettera ufficiale all’assessore regionale alla Sanità, perché non disponiamo di dati, chiedendo anche quale algoritmo si è utilizzato per individuare la sede dell’ospedale unico piceno. Ancora oggi non riusciamo ad avere l’atto amministrativo con cui la Regione avrebbe deliberato questa scelta, ritenendolo un documento molto importante per la nostra sanità”.

La consulta, attualmente, si concentra su 3 focus: liste di attesa, personale sanitario interno, informazioni verso l’esterno.

Sanità del Piceno, tutti gli interventi

Pasqualino Piunti è il primo a intervenire sulla questione Ospedale Unico Piceno, guardando di buon occhio il percorso parallelo di Ascoli e San Benedetto con la consulta e la commissione sanità.

“Negli anni c’è stato un tentativo di scatenare un derby tra Ascoli e San Benedetto, con questi strumenti invece noi rispondiamo in modo congiunto. Finalmente facciamo squadra per rivendicare quello che ci spetta. Non ci incartiamo più sull’ospedale unico che per 16 anni è stata la foglia di fico da parte di chi doveva decidere e non lo faceva. Abbiamo bisogno di dare risposte ai cittadini per le loro necessità, coinvolgendo tutti attraverso una voce unica. Solo così da Marche Sud diventeremo un’eccellenza per la Regione”. 

Peppe Giorgini, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, affonda: “non staremo più ai diktat del presidente Ceriscioli. Conosco l’idea di sanità e di ospedale di Luca Ceriscioli, ovvero 4 ospedali unici nelle Marche e rendere Pesaro una zona franca, così da dare più strutture possibili alla sanità privata”. 

Venendo al tema dell’ospedale unico, Giorgini boccia l’idea dell’algoritmo per la scelta della sede del nuovo ospedale e rimette in discussione tutto il ragionamento del presidente della Regione Marche. “L’ospedale di Ascoli non si può e non si deve toccare, questa struttura ha più di 1000 chilometri quadrati da servire. San Benedetto, poi, ha altri valori, con complessivamente 3 milioni di presenze turistiche, che potenzialmente possono aver bisogno di un ospedale. C’è bisogno, allora, che si faccia un ospedale nelle vicinanze di San Benedetto. Il territorio ha una mobilità attiva che vale il 45% di quella regionale, che oggi si sposta verso le cliniche private. Attenzione,però, perché la sanità privata debba soltanto integrare quella pubblica e non sostituirla”. 

Piero Celani mette a fuoco, invece, la questione sanitaria mettendo in discussione la premessa dell’intero discorso: “la sanità marchigiana conta su un grosso equivoco: si occupa della comunità anziché della persona. In questo modo si creano mostri come gli ospedali unici”.

Altro tema, l’azienda sanitaria che in altre zone d’Italia amministra al massimo un bacino di 700 mila persone e non di oltre 1 milione e mezzo di persone.

Infine, la programmazione: “siamo fermi al 2000, manca un sistema informatico che ci permetta di avere un riscontro sulla quotidianità, valutarlo e programmare. Le tre aziende marchigiane, San Salvatore, Umberto I e Ospedale Riuniti, per chiudere i bilanci ogni anno necessitano di oltre 100 milioni di euro, che arrivano dalla Regione Marche, che vengono tolti alla sanità pubblica regionale. Non è vero che negli ultimi anni ci sono stati tagli alla Sanità marchigiana, ogni anno ha avuto decine di milioni di euro in più e sfido gli addetti ai lavori a dimostrare il contrario con i bilanci sotto mano. Il problema serio allora è la mancata organizzazione sanitaria sui territori. Ho letto che questo fantomatico ospedale unico si dovrebbe fare con il contributo dei privati, quindi oggi il privato viene osannato perché è la panacea di tutti i mali. Dieci anni fa il privato qui era un demone, decidiamoci”.

Monica Acciarri del Gruppo Misto in consiglio comunale mette in discussione il rispetto istituzionale di Luca Ceriscioli, che avrebbe dovuto far rappresentare da un esponente della maggioranza la Regione stessa sul tema della Sanità del Piceno. Un rispetto che si deve ai cittadini, prima che a noi consiglieri comunali. 

Mascia Parisciani del Comitato No Ospedale Unico Piceno, operatrice sociosanitaria di San Benedetto del Tronto, si è rivolta direttamente al direttore Milani: “se non venite a vedere nei reparti cosa accade, è inutile che si parla di ospedale unico. Se non si è in grado di gestire il presente, non è ammissibile pensare al futuro. Se non ripartite dall’esistente per andare a vedere dove non funziona, non farete altro che aumentare le spese e la situazione peggiorerà sempre di più. Cominciate a fare una programmazione seria, girando le risorse sui pazienti oppure chi ci dirige continuerà a speculare sulla salute delle persone. Direttore, venga nei reparti a vedere cosa succede”. 

Massimo Tamburri si è rammaricato della “completa assenza istituzionale di un rappresentante della Regione Marche e anche del PD locale, a eccezione di Castiglia. Ceriscioli non è né venuto, né ha mandato qualcuno: il simbolo di una scelta presa dall’alto frutto di ragioni poco chiare e trasparenti”. 

Andrea Antonini è tornato sull’algoritmo e sul no deciso all’ospedale unico piceno a favore del consolidamento dell’esistente. “Siamo arrivati alla sanità creativa. Pensare a un capoluogo di provincia svilito dall’assenza di un proprio ospedale è mortificante. Ascoli e San Benedetto sono uniti su un’unica battaglia per la prima volta. Stiamo parlando del nulla quando ci riferiamo all’ospedale unico, non esiste un atto, siamo solo davanti alla forzatura del Partito Democratico che ha imposto ad alcuni sindaci di prendere una posizione perfino contraria ai propri interessi sulle spalle della salute dei cittadini”.

Giancarlo Luciani Castiglia, unico presente del PD ascolano, ha polemizzato con il tenore della discussione: “i consigli comunali aperti sulla sanità non vanno trasformati in una battaglia politica di basso livello”.

Per lui il discorso dell’ospedale unico non può scisso da una nuova idea di assistenza specialistica al paziente. Nel quadro dell’esistente, “l’ospedale di San Benedetto va ricostruito, quindi il problema diventa molto complesso”.

Alla base, ha detto Castiglia, deve esserci un’idea di sanità, affrontando la creazione di un nuovo piano sanitario, scaduto nel 2014, in cui affrontare il tema dell’azienda ospedaliera. “Il tema centrale è la salute del cittadino che non può essere disgiunta dalla struttura dell’ospedale”.  

Giacomo Manni ha chiesto un’altra data a Novembre per un consiglio comunale aperto con Ceriscioli, aggiungendo che al Movimento 5 Stelle basterebbe avere una sanità marchigiana unica dal punto di vista strategico, senza più le Marche di serie A e quelle di Serie B.

Sul piano sanitario, ha aggiunto: “si tratta del piano aziendale della sanità, basato sullo studio e il monitoraggio della situazione esistente, per poi individuare alcune soluzioni. In questo modo la giunta regionale si assume la responsabilità di scegliere delle soluzioni in base a un percorso analitico”.

E ha ricordato: i 5Stelle non sono contrari all’ospedale unico, ma al modello ormai superato, calato dall’alto e nello stesso tempo all’intervento privato nella sanità pubblica. 

Marina Fiori, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Ascoli, in rappresentanza dei colleghi ha dichiarato: “se l’ospedale unico comporta una crescita della specializzazione e della professionalità, i medici si esprimono a favore dell’ospedale unico”. La dottoressa Fiori avverte che l’ordine vigilerà in ogni caso sullo sviluppo del progetto. 

La dottoressa Virginia Boni ha riportato l’attenzione sul percorso del paziente, spesso disseminato di esami inutili e costosi. 

Roberto Zazzetti ha affondato sul presidente Ceriscioli e la Regione Marche sottolineando la difficile posizione di chi vive le emergenze e la sanità da disabile.

A conclusione degli interventi, il direttore Milani spera che chi dovrà decidere sulla sanità terrà conto delle istanze territoriali così da dare ai cittadini una migliore sanità del Piceno. “Non possiamo aspettare i temi di un ospedale unico, la sanità è tutti i giorni ed è adesso”.

Castelli: ospedale unico? Arma di distrazione di massa

Castelli ha tirato somme sottolineando che la città ritiene irricevibile la proposta dell’ospedale unico piceno e necessario parlare, prima, di azienda ospedaliera e piano sanitario regionale. 

Se la sanità ha dei problemi, ha aggiunto il primo cittadino, questi sono di natura regionale, da qui la calda sollecitazione a un nuovo piano regionale, che sarà estesa anche agli altri sindaci marchigiani di fronte all’ “obiettiva inadeguatezza di fronte a proposte e sollecitazioni”. 

“Non si consente più un avanzamento episodico mentre aspettiamo il piano: il neo direttore Cesare Milani non può sviluppare in modo ragionato un’area vasta di fronte a richieste e pretese a cottimo dei dirigenti regionali. Mi sembra che vi sia una refrattarietà alla programmazione preventiva organica e fondata sui dati: manca anche il piano di economicità, lo studio delle criticità.

Nel 2017 l’Area Vasta 5 ha prodotto un risparmio sulla farmaceutica di 3 milioni di euro, oggi l’anconetano ha una spesa procapite di 10 euro in più rispetto al cittadino ascolano o sambenedettese”.

Si dovrebbe parlare, aggiunge il sindaco, anche di distretti, sociosanitario, prevenzione e presidi. “In Regione cosa succede? Quasi tutta la spesa che un tempo si investiva sul sociosanitario, viene spostato sui fondi europei”. 

L’ospedale unico piceno per il sindaco è “un’arma di distrazione di massa, che non ci permette di concentrarci sui veri argomenti. Ho la sensazione che non si farà affatto”. E sull’azienda ospedaliera, secondo Castelli, è inconcepibile concepirla senza tirare in causa anche la zona teramana, così da gestire il Decreto Balduzzi con accordi interregionali. 

E sull’assenza di Luca Ceriscioli: “quello che avvertiamo è quasi un fastidio verso un atteggiamento partecipativo e di confronto, lui che il sindaco lo ha fatto, non può avere questa difficoltà”. 

 

 

 

 

 

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