Insieme alla Pace fiscale e al Redito di cittadinanza, la Flat tax è uno dei provvedimenti maggiormente attesi di questa Legge di bilancio. Il provvedimento entrerà a regime in maniera graduale: verrà applicata primariamente ai lavoratori autonomi ed alle piccole imprese dal 2019, per poi estenderla anche ai lavoratori dipendenti e pensionati nel 2020.
Le aliquote saranno al 15% ed al 23%, non si tratterà pertanto di una vera e propria flat tax.
Flat tax, che cos’è e a quanto si pagherà
La traduzione letterale è “tassa piatta”, ovvero un’imposta con una sola aliquota. Quella proposta dal governo Conte è invece una rimodulazione delle aliquote Irpef, che passeranno da cinque a due.
La flat tax che verrà introdotta nel nostro ordinamento fiscale andrà a sostituire l’attuale Irpef e le sue addizionali provinciali e regionali, con un’unica imposta, mantenendo comunque la progressività.
Il suo ammontare sarà pari al 15% per redditi fino a 65mila euro e per redditi superiori si pagherà un 5% in più. Ad esempio: un falegname che guadagna 70mila euro in un anno pagherà il 15% di tasse su 65mila euro e il 23% sui restanti 5mila.
I soggetti under 35 sconteranno un’imposta pari al 5% fino al raggiungimento della soglia anagrafica, così come le start up.
In buona sostanza, si tratta di un ampliamento della platea dei soggetti beneficiari del Regime forfettario, effettuato aumentando la soglia di ricavi ed introducendo una seconda aliquota.
Flat tax, i soggetti beneficiari
Il nuovo modello di tassazione entrerà a regime in due fasi.
Dal prossimo periodo d’imposta ne potranno beneficiare i lavoratori autonomi e le piccole imprese, così definite in funzione del fatturato prodotto nel corso dell’anno.
A partire dal 2020 ne beneficeranno anche i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Per questi ultimi si pensa di restare a tre aliquote anzichè due.