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Cambio vita e mollo tutto. Chi di voi non l’ha mai detto o almeno pensato? Cambiare una carriera lavorativa stressante per uno stile di vita meno faticoso anche se meno retribuito. Questo è il downshifting.

Un fenomeno che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo, Italia compresa. Un precetto auspicato da molte religioni che invitano ad avere uno stile di vita semplice. Un concetto studiato da filosofi come Jean Baudrillard o Nicholas Georgescu-Roegen negli anni settanta.

Si po’ infatti dire che c’è sempre stato nell’uomo il bisogno atavico di rallentare i propri ritmi di vita accelerati in modo innaturale dalla quotidianità lavorativa. Tale concetto di Slow Life oggigiorno viene definito da alcuni come l’unico possibile stile di vita del futuro.

In italiano è stato molto difficile rendere in una parola sola questo pensiero. Si è quindi scelta una soluzione più pratica e comprensibile. Downshifting traduzione: semplicità volontaria. Non proprio una trasposizione letterale ma piuttosto un neologismo utilizzato per rendere l’idea del vivere con semplicità.

I downshifter, sono chiamati così coloro che seguono questo stile di vita, puntano maggiormente a vivere sereni e felici in un mondo etico e sostenibile. Il tutto con un reddito inferiore rispetto a quello altrimenti necessario.

Il primo passo per i downshifter infatti è capire come vivere con 1000 euro al mese o anche meno. Una consapevole e volontaria autoriduzione del salario che porta ad un minor impegno lavorativo. Per bilanciare così le poche ore di lavoro con maggiori ore di tempo libero in cui dedicarsi a sé stessi e ai propri hobby.

Si lavora poco, si guadagna poco ma si impara a vivere felici.

Downshifting: chi è Simone Perotti

Downshifting

Non a caso questo movimento è molto diffuso in America dove, nonostante la crisi, è molto più facile ritrovare lavoro semmai ci si pentisse della propria decisione. Abbandonare e dire al proprio capo che si vogliono ridurre le proprie ore di lavoro non è inoltre una cosa possibile in tutti i paesi.

Nonostante ciò questo stile di vita si sta espandendo a macchia d’olio un po’ in tutto il mondo. Da una decina d’anni la voglia di capire come vivere felici con poco è diventata sempre più allettante ed è in diffusione anche nel nostro Paese.

Soprattutto al Nord vediamo questa voglia di praticare una vita semplice riducendo costi e consumi. Esempio partenopeo di questo nuovo fenomeno sociale è Simone Perotti. Ex-manager d’azienda che ha abbandonato tutto per navigare, scrivere e seguire le proprie passioni.

Con 850 euro al mese Perotti vive bene e ha già scritto due libri sull’argomento intitolati Adesso basta e Avanti tutta per aiutare chi vuole intraprendere il suo stesso percorso. Infatti come lui ce ne sono molti altri che hanno deciso, ad esempio, di abbandonare la città e tornare ad una vita semplice in campagna.

Un concetto eccentrico per alcuni versi e non semplice da comprendere. Soprattutto in un momento storico come il nostro dove chi ha un lavoro a tempo pieno se lo tiene ben stretto.

Vivere con poco: un po’ per scelta, un po’ per forza

Il downshifting diventa tuttavia una risposta sicura non solo per coloro che il lavoro non riescono proprio a reggerlo ma soprattutto per le persone che lavorano part time o sono disoccupati.

Diventando una variazione sul tema, seguendo le regole del downshifting in molti hanno imparato a vivere meglio con quel poco che riescono a guadagnare. Rivalutando le piccole cose e passando più tempo in famiglia.

In breve il downshifting potrebbe diventare un ottima soluzione per vivere al meglio in questo momento di crisi mondiale. Perché il downshifting è molto cose ma soprattutto è pensare a stili di vita più sostenibili sia a livello economico che ecologico per vivere al meglio con se stessi e con il pianeta.

Vedi anche Zero waste, come si vive a rifiuto zero e il riciclo creativo

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