Conoscere le modalità con cui viene effettuato un trapianto di capelli permette di capire se esso rappresenta effettivamente la soluzione ideale per la calvizie. Si tratta di un vero e proprio intervento di chirurgia estetica che viene messo in pratica nei confronti di chi soffre di alopecia, a prescindere dalla motivazione per cui essa è comparsa.
Non solo è possibile curare le forme di calvizie naturali, quindi, ma si può intervenire anche nei casi in cui a originare la perdita di capelli siano stati un trauma o un infortunio. Come avviene per qualsiasi altro tipo di intervento chirurgico, anche nel caso di un impianto di capelli artificiali è indispensabile tenere in considerazione le conseguenze che esso può generare rispetto all’organismo.
Perché evitare gli impianti artificiali
L’impianto di capelli artificiali, tra l’altro, è sconsigliato a chi vuole risultati immediati: esso, infatti, non permette di ottenere un esito soddisfacente con un trattamento solo. I numeri in proposito testimoniano che almeno in un caso su dieci l’impianto è destinato a cadere nel giro di un anno.
Il problema più rilevante connesso all’utilizzo di impianti basati su capelli artificiali, però, riguarda le infezioni e le infiammazioni con cui si potrebbe avere a che fare; al di là del materiale che viene utilizzato, ci si deve concentrare sulle modalità con cui il ripristino di capelli non naturali viene affrontato.
Per inserire i capelli artificiali all’interno del cuoio capelluto, è necessario predisporre un canale di perforazione che faccia sì che il contatto con l’ambiente esterno non risulti pericoloso.
Le conseguenze degli impianti artificiali
Il canale di perforazione che è destinato ad accogliere i capelli artificiali non è in grado di chiudersi né di cicatrizzarsi, il che vuol dire che è destinato a rappresentare una via di ingresso privilegiata per i microbi e per i batteri, che potrebbero dare vita a una reazione infiammatoria che andrebbe ad aggiungersi al potenziale allergenico intrinseco nei capelli artificiali.
Non è possibile evitare l’insorgere di una infezione, dal momento che la testa è un ambiente perfetto per la comparsa e per la proliferazione di agenti patogeni: basti pensare a ciò che succede quando ci si lava i capelli, quando l’umidità e il calore fanno sì che si sviluppino condizioni ottimali per la crescita dei patogeni.
Gli effetti indesiderati delle infezioni sono facili da intuire, così come non è difficile immaginare i gonfiori correlati alle infiammazioni. Il problema è che un cuoio capelluto sottoposto a una reazione immunitaria prolungata nel tempo rischia di andare incontro a necrosi che sono potenzialmente in grado di causare danni alle terminazioni nervose: insomma, le aree interessate possono perdere completamente sensibilità.
Le cicatrici
Dal punto di vista estetico, l’impianto di capelli artificiali lascia segni evidenti: il tessuto necrotico viene sostituito dall’organismo con tessuto connettivo generico, correlato alla comparsa di cicatrici.
Per altro, esse – insieme con le infiammazioni e le infezioni – possono innescare una fastidiosa sensazione di prurito che induce a grattarsi spesso. Così, sia i capelli naturali rimasti che i capelli artificiali sono sottoposti a una sollecitazione meccanica molto significativa per colpa della quale si danneggiano, con effetti ben visibili.
I processi infiammatori possono essere stimolati, in un circolo che sembra non avere fine, dalle ferite aperte, andando a favorire un decadimento dei tessuti. Nel caso in cui un impianto di capelli artificiali abbia esito negativo, è molto probabile che si sia costretti ad assumere antibiotici fino al momento in cui l’infezione non diminuisce.
I dolori che possono derivare da tale condizione sono molto forti, al punto che non ci si preoccupa nemmeno più della resa estetica delle zone della testa interessate.
Per tutti questi motivi, è preferibile non ricorrere all’impianto di capelli artificiali, optando – invece – per l’autotrapianto, magari consultando gi esperti dei laboratori di cesare ragazzi.