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Il Parco Nazionale dei Sibillini ha avviato una prima ricognizione per fare il punto della situazione sulle acque del Lago di Pilato dopo gli eventi sismici. Anche se con una quantità di acqua inferiore rispetto a quanto registrato nella media del periodo si conferma la presenza di acqua proveniente soprattutto dallo scioglimento delle nevi. Per il discorso viabilità al lago i vari enti coinvolti stanno lavorando per ripristinare prima possibile la fruibilità dei sentieri. 

LE VIE AL LAGO DI PILATO

Il Parco vuol garantire una fruibilità sicura dei sentieri percorribili e in tale ottica si lavora per la massima messa in sicurezza per i suoi escursionisti compresa la possibilità di nuove aree di sosta e pernotto in legno da affiancare alle strutture presenti e inagibili. 

Il terremoto ha causato danni importanti alla sentieristica e alla viabilità del Parco. Nei dintorni del lago sono evidenti alcune frane nella parte rocciosa del Pizzo del Diavolo, che richiedono una maggiore valutazione del rischio di possibili altri crolli.

Attualmente si conferma che il sentiero da Foce è inagibile come quello dall’Infernaccio ed il transito fino a Forca di Presta è bloccato. Restano attualmente percorribili ma meno battuti i percorsi da Santa Maria in Pantano, Montegallo o Altino.

LA SPEDIZIONE 

La spedizione ha visto il coinvolgimento dei tecnici dell’ISPRA, il geologo Paolo Guarino e l’idrogeologo Lucio Martarelli, i quali hanno provveduto ad effettuare rilievi idrogeologici nel bacino del lago servendosi anche di un drone per riprese video. 

Hanno preso parte anche il Presidente dell’Ente Parco Oliviero Olivieri, il biologo del Parco Alessandro Rossetti, le guide del Collegio Regionale Guide Alpine Marche che hanno consentito alla spedizione di procedere in assoluta sicurezza, Marco Vallesi e Tito Ciarma, l’accompagnatore di media montagna Fabio Micini, la zoologa Sara Marini e i Carabinieri forestali, il Tenente Colonnello Roberto Nardi e Giuseppina Fedeli.

È stata effettuata anche una rilevazione gps dai Carabinieri forestali per perimetrare il lago in modo da confrontare l’estensione del bacino con le rilevazioni del passato e la presenza della zoologa Sara Marini è servita anche a un rilevamento di eventuali camosci, che però nella giornata della ricognizione non sono stati rilevati.

IL CHIROCEFALO DEL MARCHESONI

La rassicurazione sul Chirocefalo del Marchesoni è confermata dal naturalista del Parco, Alessandro Rossetti: “Non vi è pericolo nel breve periodo per la sua incolumità – ha spiegato – in virtù del fatto che le uova di questo crostaceo hanno la capacità di resistere per anni anche in assenza di acqua. È però fondamentale il rispetto dell’area per impedire che le uova, nascoste tra la ghiaia ora all’asciutto, vengano accidentalmente distrutte dal calpestio dei frequentatori del bacino che in alcuni periodi possono raggiungere le diverse centinaia al giorno”.

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