Terremoto è ora di ripartire. Questa è sicuramente la grande partita che il Piceno deve vincere, per rialzarsi dopo i tragici sismi dei mesi scorsi. Buone intenzioni a parte, sono parecchi gli ostacoli che però si frappongono tra il dire e il fare. Questo perché i fondi a disposizione ci sono, ma la burocrazia e il complesso sistema della ragnatela decisionale fanno si che finora questi soldi siano stati quasi totalemente inutilizzati.
Dopo le ultime scosse di terremoto arrivate assieme alle nevicate record che hanno messo in ginocchio nuovamente per giorni il territorio, sopratuttto sui social si diffondeva l’interrogativo di che fine avessero fatti i soldi destinati alle popolazioni terremotate. I soliti venditori di bufale hanno soffiato poi sul fuoco, diffondendo le solite insinuazioni su presunte malefatte e i soliti populismi verso immigrati e banche. A scanso di equivoci, va detto che neanche un euro di quanto stanziato e raccolto per il terremoto è stato utilizzato per altri scopi. I soldi ci sono e sono tanti, anche se naturalmente il grosso per la ricostruzione deve ancora essere stanziato.
Terremoto, il totale dei fondi raccolti
Fare i conti di quanto sia a disposizione per il terremoto è operazione piuttosto semplice. Lo Stato ha stanziato immediatamente 200 milioni di euro dopo il tragico sisma del 24 agosto scorso, ai quali se ne sono aggiunti altri 40 milioni dopo le scosse di fine ottobre. L’Unione Europea ha dato un primo anticipo del Fondo di Solidarietà mettendo subito a disposizione 30 milioni. Dagli SMS in totale sono stati raccolti 29 milioni già a disposizone. In totale quindi sono quasi 300 milioni i soldi a disposizone per fronteggiare questo momento di emergenza iniziale. Per ricostruire poi si stima che ci vorranno almeno 8 miliardi di euro.
Finora però questo cospicuo tesoretto è sato utilizzato solo minimamente. Il motivo? Non per fare anche noi del becero populismo ma il problema è sempre la cronica burocrazia italiana. Il complesso sistema gerarchico italiano fa si che ci sono una miriade di uffici e responsabili, ma nessuno ha il potere decisionale e deve sempre rispondere a qualcuno più in alto. Così se un sindaco di un Comune duramente colpito dal terremoto fa una richiesta, questa passa di ufficio in ufficio per poi, quasi come un gioco del telefono che si faceva da bambini, perdersi nei meandri dei palazzi. Risultato è che i soldi rimangono inutilizzati e i problemi irrisolti.
Terremoto, le idee per ripartire
Tralasciando la questione dei fondi da sbloccare, c’è anche però da chiedersi cosa si intende fare per far rialzare il Piceno. Tutto il territorio in quest’ottica deve fare un gioco di squadra, mettendo a punto un progetto che guardi non solo all’immediato, ma anche al futuro. La nostra Provincia può vantare splendide spiagge, borghi medioevali e una città d’arte come Ascoli senza dimenticare le montagne dei due parchi nazionali. Se aggiungiamo le prelibatezze e le tipicità enogastronomiche, il Piceno può offrire veramente tanto.
Ecco perché i nostri amministratori dovranno essere abili e lungimiranti nel cercare di far ripartire il Piceno. In tanti ignorano ad Ascoli Piceno cosa vedere così come per tutte le altre bellezze del territorio. Oltre a spot televisivi che spesso lasciano il tempo che trovano, servono grandi eventi capaci di richiamare l’attenzione anche internazionale. Tante sono le sfide che quindi attendono il Piceno, ma la situazione impone che vengano prese decisioni importanti.