APPIGNANO DEL TRONTO – “Che dopo i mille no dell’Arpam a mattere un solo kg di rifiuti presso Relluce a causa del disastro ambientale che Ascoli Servizi Comunali ha provocato si parli ancora di quel sito come soluzione per i rifiuti è veramente paradossale alquanto scellerato per non dire criminale”. Così tuona il Comune di Appignano del Tronto alla luce dell’investimento da 30 milioni di euro fatto da Ascoli Servizi Comunali e Picenambiente per la realizzazione di nuove vasche presso la discarica di Relluce.
IL DUBBIO – “Tenuto conto che la gestione unitaria del ciclo dei rifiuti è auspicabile non comprendiamo qual è il motivo che spinge le due società a fare una proposta tanto fantasiosa quanto irrealizzabile. – si legge in una nota – Se per Ascoli Servizi Comunali tale proposta ha come obiettivo l’estremo tentativo di mettere in salvo una società fallimentare l’atteggiamento di Picenambiente ci appare totalmente incomprensibile. Entrambe le società hanno fatto una proposta che può essere dettata dalla furbizia o dalla totale incompetenza o, ancora peggio, dal credere che i sindaci dell’Ata e il suo presidente siano totalmente incapaci. Infatti questa proposta non tiene assolutamente conto degli atti e della reale situazione del sito da loro proposto”.
COSA C’E’ CHE NON VA – In primo luogo, sempre secondo il Comune di Appignano, non si sarebbe tenuto conto di una delibera dell’ata del 10 novembre 2014 1in cui si stabilisce che “l’Ata esprime la propria contrarietà e diniego all’autorizzazione di ulteriori progetti di costruzione di nuovi siti e/o vasche di discarica per rifiuti non pericolosi nel sito in località Relluce di Ascoli Piceno. In secondo luogo sarebbero state ignorate le molteplici problematiche ambientali presenti nel sito più volte evidenziate dall’Arpam e che hanno condotto al totale diniego della costruzione della vasca 6. Infine avrebbero ignorato tutte le ordinanze che sono state fatte ad Ascoli Servizi Comunali per la pessima gestione e i disastri ambientali che hanno causato. Frane diffuse, inquinamento delle acque superficiali e profonde, mancata copertura delle vasche, rottura degli inclinometri e puzza persistete.