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ANCONA – Alimentazione corretta e attività motoria per prevenire diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. E’ quanto emerso dallo screening diabetologico sui dipendenti regionali effettuato lo scorso novembre ed illustrato questa mattina in Regione da Massimo Boemi, direttore centro diabetologia Inrca di Ancona, Liana Spazzafumo, dell’Osservatorio epidemiologico regionale Ars e dalla dietista Silvana Sciamanna.

GLI SCREENING – Svolto su circa quattrocento dipendenti regionali, i dati emersi dallo screening fanno da campione sulle abitudini e stili di vita dei marchigiani in attività lavorativa e inducono a riflettere su temi come gli effetti del pendolarismo sulla salute e la necessaria adozione di corretti comportamenti alimentari tra i lavoratori in particolare della fascia d’età attorno ai 50 anni, una fase critica per assicurarsi un invecchiamento in salute.

LO STATO DI SALUTE – Dall’analisi dei questionari risulta che gli uomini, mediamente più grandi di età, hanno un indice di massa corporea (BMI) superiore al livello soglia di normalità (inferiore a 25) che si attesta a livello medio di 26,4, contro il valore medio femminile di 22,6. Inoltre gli uomini hanno valori di pressione sistolica e diastolica leggermente maggiori rispetto a quelli auspicabili. Dati  che, visti nel quadro complessivo, si rivelano un campanello d’allarme per la salute. E’ stata inoltre misurata la circonferenza vita come indicatore di possibile rischio di sviluppo di malattie metaboliche: il 70% del campione, in entrami i sessi, risulta con valori sopra la soglia di normalità che stanno ad indicare la presenza di un rischio cardio-metabolico. L’analisi ha poi riguardato lo stato di salute dei pendolari, ovvero di chi percorre almeno 10 Km per raggiungere quotidianamente il posto di lavoro. I risultati  mostrano che hanno valori di glicemia più elevati dei non pendolari; in particolare uomini in sovrappeso hanno valori medi di glicemia superiori alla soglia di normalità che deve indurre ad un controllo clinico. Un fattore importante è l’età: considerando che gli uomini a maggior rischio cardio-metabolico hanno in media 55 anni, si può pensare che proprio in queste persone deve essere maggiormente stimolata l’adozione di corretti stili di vita e una più attenta sorveglianza dello stato di salute.

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