Mentre in America i film riguardanti gli eroi di ogni genere sono all’ordine del giorno, in Italia la categoria dei supereroi non ha mai avuto così grande eco, ecco allora che ‘ Lo chiamavano Jeeg Robot’, per la regia di Gabriele Mainetti è uno spiraglio di luce nel panorama cinematografico.
Ambientato nella odierna capitale, ha come protagonista un ladruncolo qualsiasi, solo, senza amici e con una buona dose di cinismo e menefreghismo. Sarà costretto a fare i conti con questa sua condotta grazie all’incontro con Alessia, problematica vicina di casa, che incarna alla perfezione la moderna principessa da salvare. E sarà proprio lei, grazie alla sua fissazione per il famoso anime giapponese Jeeg Robot a dara la motivazione giusta al nostro, chiamandolo con il nome di Hiroshi Shiba.
La battaglia intrapresa dal nostro eroe sarà combattuta contro un convincente e brutale Luca Marinelli. Noto con il nome di Zingaro è una sorta di Loki italiano, cattivo ma astuto, brillante e sadico.
Ma se da un lato queste caratterizzazioni rimandano ai film stranieri, il film di Mainetti riserva delle caratteristiche propriamente italiane; a cominciare dalla simpatica colonna sonora composta da hit famosissime quali ‘Non sono una signora’ di Loredana Bertè, ‘Latin Lover’ di Gianna Nannini e concludendo con un karaoke di Marinelli, il quale si cimenta in un locale con ‘Un’emozione da poco’ di Anna Oxa.
Lo chiamavano Jeeg Robot esce dagli schemi ormai consolidati dei vari film d’autore, dalle pseudo commedie romantiche così in voga, ma non rientra perfettamente nella categoria fantasy. Il film, crudo e duro, racconta una Roma vera, fatta per la maggior parte di criminali( a cominciare dal nostro protagonista,) e di gente corrotta, ma che riesce a riconoscere un vero eroe quando lo incontra. Divertente quando occorre ma al contempo spietato, il film è riuscito a dare uno sprint al cinema italiano che si è ritrovato tra le mani un vero gioiello contemporaneo.