CASTEL DI LAMA – È stato un consiglio comunale con un solo punto all’ordine del giorno quello che si è svolto stamane a mezzogiorno nel palazzo municipale di via Carrafo. Seduta che ha visto questa volta la presenza anche dell’opposizione. Al centro della discussione, la modifica del regolamento per la convocazione delle sedute consiliari, successiva alle novità introdotte dalla legge Delrio. Un cambiamento delle regole che per Francesco Ruggieri consentirà di avere i numeri per deliberare e decidere fin dalla prima convocazione. Infatti il nuovo regolamento prevede che per la validità delle sedute servano sette consiglieri (sindaco incluso) in prima convocazione (finora ne servivano nove), almeno quattro in seconda. Regolamento che non è stato approvato perché l’opposizione ha abbandonato l’aula, ad eccezione del rappresentante dei Cinque Stelle, Mauro Bochicchio. Tutto quindi da rimandare a domani, quando i consiglieri sono chiamati a riunirsi in seconda convocazione.
7 O 6 CONSIGLIERI? – Un cambiamento su cui Mauro Bochicchio si è mostrato fin da subito in disaccordo. Il consigliere, infatti, citando il TUEL, ha dichiarato che la legge fa dipendere la validità delle sedute dal numero dei consiglieri presenti e non dai suoi componenti, escludendo di fatto dal computo il sindaco. Il nuovo regolamento sarebbe stato modificato dopo “aver interpellato norme di riferimento, grazie a un lavoro di indagine compiuto dal segretario comunale che ha infine proposto una soluzione” ha replicato il vicesindaco Gianluca Re. Il segretario, d’altro canto, ha risposto di aver studiato specifiche sentenze in merito prima di fare una scelta. Sentenze e documenti che ora Bochicchio vuole visionare e, nel caso in cui si accorgesse di avere ragione, fare eventualmente ricorso. Il consigliere ha chiesto quindi alla maggioranza una “promessa”, ossia che nell’ipotesi di ricorso la stessa si difenda senza utilizzare soldi pubblici.
LA DIFESA DI DOMENICO RE – Ma il consiglio di oggi ha visto di nuovo consumarsi lo scontro tra maggioranza e opposizione, in particolare tra il sindaco e il consigliere Domenico Re, accusato durante la scorsa assise di essere il “leader” dell’opposizione e di condizionare il resto dei consiglieri. Re, da parte sua, ha chiesto come mai non ci sia stata la riunione dei capigruppo prima del consiglio per discutere sulle modifiche del regolamento e ha tenuto a ricordare che già molti mesi fa aveva chiesto al sindaco di presentare i documenti contenenti eventuali illeciti compiuti dalla sua persona, cosa finora non avvenuta. Inoltre, riguardo l’accusa mossa dal vicesindaco di “aver mantenuto privilegi per anni”, il consigliere ed ex sindaco ha ricordato come all’epoca per lo staff del sindaco fu fatto un bando pubblico. Irremovibile la posizione di Gianluca Re che, invece, ha continuato a chiedere al suo omonimo e al rappresentante del PD, Alessandro Corradetti, di esprimere una posizione sulla rimozione dei “privilegi”. Alessandro Corradetti ha lamentato la mancata convocazione dei capigruppo e ha ribadito di non voler raccogliere l’atteggiamento provocatorio della maggioranza, con l’intento di andare avanti con la propria azione politica e chiedendo scusa ai cittadini “visto che per nostre divisioni interne abbiamo permesso a queste persone di amministrare”.
LA POSIZIONE DI RICOSTRUZIONE CIVICA – Domenico Angelini e Pio Silvestri hanno sottolineato come la mancata presenza agli scorsi consigli sia dipesa esclusivamente dalla protesta per gli orari di convocazione, già formalizzata con la lettera inviata al sindaco e al prefetto, che nulla c’entra con gli ordini del giorno discussi durante l’ultima seduta (in particolare quello sulla revoca dell’incarico all’amministratore unico della farmacia comunale). A tal proposito, Angelini non si è detto contrario alla decisione mentre Silvestri ha voluto di nuovo porre l’attenzione sul mancato rispetto della legge Delrio in merito alle “quote rosa”, questione su cui è stato fatto un ricorso al TAR, che si pronuncerà il prossimo 17 settembre. Sulla vicenda il vicesindaco Gianluca Re si è detto “sereno per la sentenza”.