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Nel mondo del calcio ci sono giocatori che amiamo e abbiamo amato per la loro generosità in campo, per i loro contrasti decisi e per il ooro attaccamento alla maglia. Allo stesso tempo ci sono presidenti e dirigenti che sono entrati nella storia per i loro modi veraci e spontanei oltre che per la grande passione con cui vivevano questo gioco che spesso è più di uno sport. Ci sono poi calciatori che invece la gamba la tirano indietro, che allentano la marcatura di proposito e dirigenti che li contattano per pilotare le partite, mettendo il denaro e il profitto ben al di sopra della competizione sportiva e questi sono i veri delinquenti del mondo del pallone, che a noi non solo non piacciono affatto, ma ci fanno anche un senso di ribrezzo.

UN CALCIO MALATO –  Anche questa estate ci tocca, purtroppo, parlare di scandali e di partite truccate. Un penoso teatrino di malaffare e frasi di circostanza, a cui mai però seguono fatti concreti e decisi per debellare il problema. Se fosse stato usato anche un terzo del punto duro messo in campo contro la violenza negli stadi per le partite truccate ora probabilmente non saremmo qui a parlare di questi nuovi arresti. Le istituzioni fanno a gara ad essere una più intransigente dell’altra quando si tratta di un fumogeno lanciato in campo, con leggi emanate in maniera fulminea, mentre quando si è di fronte a questi scandali si odono solo brevi frasi pronunciate quasi a mezza bocca. I vertici del calcio poi, quei pochi che attualmente non sono sospesi o sotto inchiesta, vivono questi avvenimenti quasi come una scocciatura e non hanno la fermezza, né tantomeno la volontà, di riformare seriamente questo sport. Governano il calcio, alle cui poltrone dirigenziali sono incollati da decenni, ma per loro è solo un business, non gli interessa se quello che offrono è un prodotto truccato né tantomeno se un tifoso da Varese si fa non pochi chilometri, con sacrifici di tempo ed economici, per andare a Catania e poi la propria squadra è già d’accordo per perdere. Una miopia inaccettabile che è la vera responsabile del declino, sportivo e morale, del calcio italiano.

PRATICAMENTE IMPUNITI – Come si può pensare di contrastare il calcio scommesse quando sulla panchina stessa della Nazionale siede un allenatore che è stato squalificato in merito. Un mister che ha allenato due squadre, Bari e Arezzo, che truccavano partite a sua detta senza che lui sapesse nulla e con un vice allenatore che contattava altre società per tastare il terreno naturalmente senza che a lui venisse il minimo dubbio. Anche l’omessa denuncia è reato nella giustizia sportiva, ed ora che è arrivata anche la richiesta di rinvio a giudizio da quella ordinaria tutti si scoprono garantisti. Come si può scoraggiare calciatori e dirigenti a vendersi le partite quando nel primo scandalo di calcio scommesse il Tnas, l’arbitrato del Coni, ha scontato un totale di 653 mesi di squalifica su sentenze emanate da organi di giustizia della Figc. Un terzo grado di giustizia che Malagò voleva togliere, naturalmente solo a parole. Per non parlare poi dell’omertà che circonda il mondo del calcio, quasi nessuno di quelli che finiscono arrestati o indagati parla sapendo che poi rientreranno dalla finestra. Pensiamo al caso del Dg dell’Ischia Iodice che è stato tacciato di infamità da alcuni presidenti di club di Serie A per aver registrato le telefonate con Lotito e poi aver sporto denuncia.

IL CASO TERAMO – In tutto questo marasma anche l’Ascoli Picchio è attento diretto interessato. Si attende l’esito dell’inchiesta su Savona-Teramo, partita che i biancorossi hanno aggiustato a loro favore ed ora c’è solo da stabilire se c’è stata o meno responsabilità oggettiva del presidente Campitelli. Nel caso fosse riconosciuta il Teramo scivolerebbe all’ultimo posto in graduatoria e l’Ascoli sarebbe quindi primo e promosso in Serie B. Ma anche qui come non parlare di campionato falsato con la Santarcangiolese che si vendeva una partita sì e l’altra pure? Ora siamo a luglio e non ci sono certezze e l’Ascoli non può gettarsi seriamente nel mercato se non sa prima che categoria affronterà, il rischio è che per sbrigarsi la giustizia sportiva risulti ancora approssimativa, mentre invece visto che il male è così radicato ci si dovrebbe fermare ad oltranza finché non esca fuori ogni nome e ogni responsabilità. Fra qualche giorno purtroppo anche questa vicenda sciamerà pian piano di clamore e visibilità e il carrozzone si rimetterà in moto. Sentiremo proclami e buone intenzioni ma nulla cambierà perché non si vuole che cambi. E noi torneremo a discutere di Tevez e Totti perché come diceva Eraclito Panta Rei, tutto scorre.

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