ASCOLI PICENO – Artigiani, commercianti e piccoli imprenditori del Piceno al lavoro fino al 5 agosto solo per pagare le tasse. Ma l’anno scorso era andata anche peggio. Dal 6 agosto, dunque, si comincerà a guadagnare per sostenere il proprio reddito e quello dell’impresa. Questa la fotografia della pressione fiscale nella nostra provincia elaborata dall’Osservatorio permanente sul fisco della Cna nazionale. Il miglioramento, piccolo ma comunque significativo, sta nel fatto che nel 2014 – sempre in base ai dati elaborati dalla Cna nazionale – il lavoro per il fisco finiva il 14 di agosto. “È anche vero – precisa Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – che nel 2011 artigiani e commercianti Piceni dovevano lavorare per le casse dello Stato e degli enti locali solo, sempre si fa per dire, fino al primo agosto. In quattro anni, poi, la pressione è lievitata e si è arrivati alla data del 14 agosto registrata l’anno scorso. Ora la stessa analisi ci fa sapere che siamo arrivati al 5 agosto. Un piccolo segnale di speranza, visto che a fronte dei 14 giorni erosi fra il 2011 e il 2014, nel 2015 le imprese ne hanno riconquistati 9”.
UN PICCOLO MIGLIORAMENTO – In questo 2015, sulle 113 realtà locali prese in considerazione dallo studio della Cna nazionale, il Piceno si colloca all’84° posto a fronte di un più “pesante” 69° posto del 2014. “Visto che questa è una classifica all’incontrario – aggiunge Luigi Passaretti – presidente della Cna di Ascoli Piceno – non possiamo che registrare un piccolo miglioramento. Resta il fatto che ancora oggi, malgrado la crisi e i tanti slogan che si fanno sulla necessità di far respirare le imprese, resta insoluto il problema di come liberare realmente e significativamente risorse per chi lavora e dovrebbe produrre reddito per sé, per la propria famiglia e per la comunità di riferimento”.
I DATI – Fanno riferimento a un’impresa individuale “tipo” che si ipotizza utilizzi un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e che abbia un negozio destinato alla vendita di 175 metri quadrati. L’azienda “modello” dispone, inoltre, di macchinari, attrezzature, macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto conto proprio. Con questi parametri, ad Ascoli Piceno, questa impresa nel 2014 ha pagato 3.330 Euro di Imu più Tasi e 2.104 Euro di Tari (e sarà la stessa cifra che dovrà pagare nel 2015 per entrambe le voci). Nel 2014 ha però dovuto pagare 6.835 Euro di Irap, mentre nel 2015 questa imposizione scenderà a 3.051 Euro. Sale invece l’Irap, da 8.734 a 10.109 Euro e sale anche l’Ivs, da 9.332 a 10.372 Euro. Circa 50 Euro in più, nel 2015 rispetto al 2014, per quanto riguarda le addizionali regionale e comunale. Sommando e sottraendo tutto, però, nel 2015, l’impresa che abbiamo analizzato si ritroverà con un reddito netto disponibile di 20.169 Euro, mentre nel 2014 gli euro che – per semplificare – gli restavano in cassa, erano 18.891.
Questo vuol dire – sempre in base ai dati elaborati dalla Cna nazionale per la Cna di Ascoli – che nel 2014 la percentuale di incidenza di tutte le imposte e i tributi gravava per il 62, 2 per cento sul fatturato dell’impresa mentre nel 2015 questa percentuale scende al 59,7 per cento. Il tutto con il dato, molto significativo, che se da un lato l’incidenza dell’Ipref e dell’Ivs è passata dal 36,1 al 40 per cento (quindi ancora in crescita), l’incidenza delle imposte locali è passata dal 26,1 per cento del 2014 al 18,7 per cento dell’anno in corso. “Registriamo il dato incoraggiante – conclude il direttore Balloni – ma non possiamo non rilevare che, se consideriamo che molte delle nostre piccole imprese hanno volumi di gran lunga inferiori a quelli parametrizzati nell’indagine, qui ventimila e poco più Euro che restano nella disponibilità dell’imprenditore, e per fortuna sono un pochino di più di quanti gliene sono rimasti nel 2014, rappresentano un reddito al limite del sostentamento e che rende proibitiva anche per quest’anno la possibilità di investire per l’innovazione e la crescita aziendale”.