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OFFIDA – Il clima è stato clemente con lu bov fint. Le pessime condizioni meteorologiche delle scorse settimane hanno lasciato il posto a un tiepido sole invernale che ha accompagnato l’uscita del protagonista della corrida, che ogni venerdì di Carnevale riempie di bianco e rosso le strade del centro storico.
Lu bov fint è una tradizione che si ripete da anni e ogni volta conferma un fascino misterioso che richiama centinaia di persone da tutta la Provincia. La manifestazione è storia del Piceno, la passione con cui gli offidani si dedicano alla sua realizzazione si perde nel tempo, forse arriva agli anni in cui gli spagnoli occupavano i territori confinanti col nostro, forse è un omaggio ancestrale alla forza del toro, per millenni animale indispensabile al lavoro dell’uomo nei campi.

Le tappe del bove.

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La tradizione scalda la passione degli offidani, i colori che la contraddistinguono e i suoi riti sono sempre gli stessi. Nulla sembra invariato se non i volti che ad ogni occasione si rinnovano, cambiano, invecchiano. Ma lu bov, quel toro di cui si conosce il destino e che fa parte dell’iconografia mitologica della lotta tra uomo e animale, è sempre lì ad accomunare i sentimenti delle persone fino al crescendo finale della corsa per accerchiarlo e, infine, ucciderlo.
Un velo copre l’animale venerato e sacrificato nella più bella delle processioni che danno inizio al Carnevale storico piceno. L’uomo è ancora il padrone e stempera la forza della sua vittoria nelle note di “Addio Ninetta Addio”, l’inno ufficiale del Carnevale offidano, il canto patriottico di un soldato alla sua bella prima di partire per una delle guerre d’indipendenza. Coraggio, libertà e storia.

Galleria fotografica. Foto di Anna Romana Sebastiani.

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Foto di Emanuela Voltattorni.

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Il video della corrida.

 

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