ASCOLI PICENO – Mantenere in mano pubblica la gestione e la proprietà del servizio idrico integrato del territorio. E’ questo che chiede il Movimento 5 Stelle di Ascoli Piceno attraverso i suoi portavoce Massimo Tamburri e Giacomo Manni.
LA TRASFORMAZIONE DEL CIIP – “I servizi essenziali e basilari per la vita delle persone devono rimanere di controllo pubblico”, fa sapere Giacomo Manni. “In particolar modo se ci riferiamo a un bene come quello dell’acqua. E’ per questo che abbiamo presentato una delibera per trasformare la Società per Azioni che è oggi la CIIP in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico. Il servizio idrico integrato è infatti un servizio pubblico e tale deve rimanere”.
UN PROBLEMA ‘ANTICO’ – Anche perché – continuano i pentastellati – la questione relativa alla privatizzazione dell’acqua era già stata messa a nudo dal referendum del 12 e 13 giugno 2011: “Il tema dell’acqua pubblica è così grave che durante il referendum un altissimo numero di persone si recò a votare e ci fu una netta vittoria del sì”, ha aggiunto lo stesso Manni. “Poi però ci è sembrato strano che i Comuni non abbiano dato seguito a quanto deciso dai cittadini”. “Su questo tema non si scherza”, ha invece dichiarato Massimo Tamburri. “Altrimenti si rischia di arrivare a follie come quelle accadute in Ecuador. E noi non possiamo andare in quella direzione”.
LA RICHIESTA DEL M5S – Il Movimento 5 Stelle, oltre alla trasformazione del CIIP SpA in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico, chiede alla Giunta Comunale che l’azienda operi in via esclusiva nel territorio degli enti locali consorziati e non persegua in alcun modo fini di lucro (neppure per vie indirette). Infine – nel rispetto della Convenzione di Aarhus – la CIIP dovrà garantire l’effettiva partecipazione della popolazione residente alle scelte relative alla produzione, erogazione e gestione del servizio idrico integrato.
CAPITOLO TURISMO – Altro problema messo in evidenza dal Movimento 5 Stelle quello relativo al turismo. “In questo Comune non c’è una politica di programmazione, si vive di emergenza”, tuona Giacomo Manni. “Si parla sempre di turismo e invece si pratica una politica di offesa al territorio. Proprio quel territorio che al contrario si dovrebbe tutelare e consegnare nel migliore dei modi ai nostri figli”.