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ASCOLI PICENO – Sono quasi 10mila le imprese della Provincia di Ascoli Piceno, dei settori costruzioni, pulizie, demolizioni e impiantistica a rischio stangata dopo l’introduzione dei nuovi metodi di fatturazione in vigore dal 2015. L’allarme arriva dalla Cna Picena che, insieme all’intero sistema Cna nazionale, si sta adoperando a tutti i livelli per una correzione e semplificazione della nuova procedura.

REVERSE CHARGE – “Obiettivo due importanti modifiche – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – la reverse charge e lo split payament. La reverse charge o inversione contabile è un particolare meccanismo con il quale l’Iva viene direttamente versata all’Erario dal soggetto che riceve il servizio e non più pagata al fornitore nella fattura. Il meccanismo è stato introdotto nella legge di stabilità per evitare il fenomeno dell’evasione Iva. In concreto per le imprese è un’ulteriore mancanza di liquidità nelle casse, considerando che comunque l’imposta sul valore aggiunto veniva incamerata in attesa poi del versamento. Iva che, inoltre, poteva essere assorbita da quella che l’impresa a sua volta aveva pagato negli acquisti di beni e servizi.
“È evidente l’intento di colpire l’evasione – aggiunge Fabio Giobbi, presidente dell’Unione provinciale Cna Impiantisti – un proposito che condividiamo in pieno. Non è però accettabile che, per combattere pochi evasori, il governo abbia scelto di penalizzare migliaia di imprenditori onesti e corretti che lavorando con gli enti pubblici, nell’edilizia, nell’impiantistica, nelle pulizie e in alcuni comparti della distribuzione organizzata si vedono maturare crediti Iva talmente alti che non è possibile compensare. Questi meccanismi, inoltre, impongono anche una procedura burocratica onerosa per il rimborso dei crediti che legittimamente spettano alle imprese e con tempi d’attesa troppo lunghi”.

FATTURAZIONE ELETTRONICA – L’impossibilità di incassare l’Iva sulle vendite, sempre secondo Cna Picena, genera uno squilibrio nella gestione finanziaria delle imprese che operano nei settori coinvolti dalle modifiche; addirittura per evitare di accumulare crediti con l’Erario, il cui recupero è lungo e oneroso, diventa vantaggioso effettuare gli acquisti all’estero in regime di esenzione. “Ancora più paradossali – prosegue Giobbi – gli effetti per coloro che lavorano con le amministrazioni pubbliche e che per questo continuano a vivere il dramma dei pagamenti in ritardo. Come se non bastasse a marzo dovranno affrontare anche il nuovo obbligo della fatturazione elettronica, introdotta per combattere l’evasione dell’Iva. Ma allora è proprio per questo che si deve escludere l’applicazione del reverse charge. La trasparenza o è garantita dalla fatturazione elettronica oppure non serve e quindi rappresenta l’ennesimo inutile costoso adempimento per le imprese”.

Il servizio del programma DiMartedì sul reverse change.

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