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Decidere il film giusto da recensire non è mai semplice o scontato. In genere si cerca di contestualizzare la scelta, anche a discapito della contemporaneità dell’opera, e si preferisce analizzare qualcosa di meno recente per l’attinenza del tema trattato. Ultimamente, dopo gli attentati di Parigi, su questa rubrica abbiamo parlato de L’odio di Kassovitz, nonostante i 20 anni trascorsi dalla sua uscita. Ma non è solo il contesto storico e sociale a orientare la scelta: a volte si vuole soltanto condividere qualcosa che per alcune ragioni vale la pena divulgare. Questo è il motivo per cui oggi parliamo di Frida, film biografico del 2002 di Julie Taymor, incentrato sulla vita dell’artista messicana Frida Kahlo.

La donna, interpretata da Salma Hayek che proprio per questo ruolo ricevette la nomination agli Oscar come miglior attrice, fu vittima di un gravissimo incidente, che la costrinse a un immobilismo forzato da cui uscì con problemi fisici destinati a tormentarla per il resto della vita.

La sua forte personalità le permise però di virare la sua sfortuna concentrandosi su altro, e le permise di scovare dentro sé uno straordinario talento per la pittura, che incentrò dapprima sull’autoritratto, avendo il riflesso di se stessa su uno specchio come unico modello, e che successivamente arricchì con elementi presi da influenze surrealiste. Il film segue fedelmente l’evoluzione dell’opera di Frida e il suo difficile rapporto con il pittore Diego Rivera, di cui Alfred Molina mette in scena il carattere leale e patologicamente incapace di fedeltà.

L’amore che viene rappresentato è intenso, drammatico e totalizzante, diventa meta e ossessione di una donna forte e tremendamente fragile, fermamente decisa a non lasciarsi sopraffare da una sfortuna che sembra accanirsi. Nonostante il dramma di fondo, il film ha però la capacità di scorrere leggero, sfruttando l’ironia di dialoghi a volte forse troppo semplici, e contando su un montaggio che in alcune occasioni gioca con il surrealismo raccontato per stemperare il tono. Utilizzando un appropriato ossimoro, si può parlare di commedia drammatica, che appassiona ma non appesantisce, e che apre alla condivisione di un’artista recentemente rivalutata attraverso eventi e mostre, come quella che si tiene a Genova fino al prossimo 8 febbraio, incentrata proprio sul rapporto tra Frida e Diego.

“Lei era una colomba. Lui un elefante. Lei dipingeva a letto. Lui a tre metri d’altezza. Lei fu travolta dalla vita. Lui da lei”.

REGIA: Julie Taymor

ANNO: 2002

GENERE: Biografico

DURATA: 123 minuti

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