In tutti i giornali impazza il totonomi sul prossimo Presidente della Repubblica. “Vota il tuo Presidente”, “chi vorresti come Presidente?”, sono i sondaggi presenti nei siti web dei quotidiani nazionali e locali. A scanso di equivoci, l’Italia è una Repubblica parlamentare e non presidenziale (come gli Stati Uniti) o semi-presidenziale (come la Francia). Noi, cittadini, possiamo esprimere un parere ma la nostra Costituzione non ci dà nessun potere di indirizzo né tantomeno di voto. Al limite, i nostri parlamentari potrebbero prendere in considerazione i risultati di questi quiz e farsi un’idea dell’orientamento generale, ma non sono assolutamente vincolati al nostro giudizio.
C’è molta confusione sulla questione. Quanti sanno cosa rappresenta nel nostro ordinamento il Presidente della Repubblica e quali funzioni gli vengono attribuite? Facciamo un po’ di chiarezza.
LE FUNZIONI – Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, è il garante dell’indipendenza e dell’integrità della Nazione, vigila sul rispetto della Costituzione, assicura il rispetto dei trattati e dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia ad organizzazioni internazionali e sovranazionali. L’art. 84 della Costituzione recita che qualsiasi persona con la cittadinanza italiana, che non abbia perso i diritti civili e politici e abbia cinquant’anni nel momento in cui a Montecitorio iniziano le votazioni, può essere eletto Presidente.
La Costituzione dedica alla sua figura il Titolo II della parte II, dagli articoli 83 a 91, anche se, secondo il principio di separazione dei poteri, sue funzioni si ritrovano in altri articoli riguardanti i rapporti con gli altri poteri dello Stato.
Per quanto riguarda le attribuzioni nei confronti del potere legislativo – il Parlamento -, il Presidente indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione, può convocarle in via straordinaria, nomina cinque senatori a vita, scioglie le Camere, promulga le leggi, può rinviare le leggi alle Camere, invia messaggi alle Camere, indice i referendum.
In merito alle funzioni che lo relazionano al potere esecutivo – il Governo -, ha il comando delle forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa e dichiara la guerra deliberata dalle Camere, accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, così come ratifica i trattati internazionali, previa autorizzazione da parte delle Camere, quando ciò sia richiesto, nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, emana i decreti legge, i decreti legislativi e i regolamenti, autorizza il Governo alla presentazione dei disegni di legge al Parlamento, concede le onorificenze della Repubblica, scioglie i Consigli regionali che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Per quanto riguarda, infine, il suo rapporto con il potere giudiziario, il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio superiore della magistratura e può concedere la grazia e commutare le pene. Nomina i cinque giudici della Corte costituzionale.
COME SI ELEGGE? – Il Presidente è eletto dal Parlamento in seduta comune con i membri di Camera e Senato che si riuniscono a Montecitorio. Esprimono il proprio voto anche tre delegati per ciascuna Regione, con eccezione della Valle d’Aosta che è rappresentata da un solo delegato. Coloro che sono chiamati a eleggere il futuro inquilino del Quirinale, inoltre, sono definiti “grandi elettori”. Le sedute per l’elezione del Capo dello Stato sono presiedute dal Presidente della Camera dei Deputati e il voto avviene a scrutinio segreto; prima si esprimono i senatori, poi i deputati e infine i delegati delle Regioni. Nella fase successiva, sempre il Presidente della Camera opera lo spoglio dei voti attraverso lettura ad alta voce. Per le prime tre votazioni sono necessari i 2/3 dei voti, dopodiché se non si riesce a raggiungere un accordo su un nome che raccolga ampio consenso, il quorum si abbassa e dalla quarta votazione sarà sufficiente un numero di voti pari al 50%+1 degli elettori.
I CANDIDATI – Finora, di certo, ci sono i migliaia di italiani che si sono raccolti intorno alla figura di Giancarlo Magalli, noto volto televisivo, storico conduttore dei Fatti Vostri. Per sostenerlo sono nate pagine sui social e in rete ha avuto numerosi clic il video che simula il suo discorso di fine anno.
Tra i papabili della rete anche Gianni Morandi, considerato da molti “più comunista” dei suoi rappresentanti in Parlamento. Ma, a parte i vari comitati nati sui social, la verità è che tutto è ancora in gioco e – forse – l’elezione del dodicesimo Presidente non dipenderà totalmente dal cosiddetto “Patto del Nazareno” che vede protagonista l’accordo Renzi-Berlusconi.
I nomi che si ripetono, in questi giorni di pre-elezioni, sono diversi: Giuliano Amato, Sergio Mattarella, Anna Finocchiaro, Antonio Martino, gli outsider Stefano Rodotà, Sabino Cassese. Si aggiungono anche Walter Veltroni, Piero Fassino, Pietro Grasso, Ignazio Visco, Pier Ferdinando Casini. Questi i più accreditati per salire al Colle.
I primi tre sono quelli più citati dai giornalisti e dagli analisti politici. Vediamo chi sono.
Giuliano Amato, torinese, classe 1938. Laurea in Giurisprudenza all’Università di Pisa. Sposato con due figli, ha insegnato per molto tempo Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza di Roma. Nel 1983 entra in Parlamento al fianco di Bettino Craxi che lo nomina sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Trentadue anni di politica: due volte presidente del Consiglio, due volte ministro del Tesoro, ma anche ministro per le Riforme Costituzionali e ministro dell’Interno. Da molti mal visto per la decisione assunta nel 1992 di imporre il prelievo forzoso del sei per mille dai conti degli italiani per risollevare le sorti dell’Italia.
Sergio Mattarella è giudice della Corte Costituzionale, ex democristiano, classe 1941, è stato più volte ministro: prima dei rapporti con il Parlamento nei governi De Mita e Goria, poi alla Pubblica Istruzione con il quarto governo Andreotti, infine ministro della Difesa nel secondo governo D’Alema e nel secondo governo Amato dopo essere stato vicepresidente del Consiglio nel primo governo D’Alema. Nel 2006 è divenuto parlamentare con l’Ulivo.
Anna Finocchiaro, siciliana, sessant’anni quest’anno, laureata in Giurisprudenza all’Università di Catania. Da sempre militante tra le fila del Pci, poi Ds, Pds Pd, è stata eletta per la prima volta in Parlamento nel 1987. Nel primo Governo Prodi ha ricoperto l’incarico di ministro per le Pari Opportunità. Oggi è Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato.