ASCOLI PICENO – “Nessuno è contrario in sé a un impianto di stoccaggio gas, ma tutti lo diventano quando lo si fa sotto una città”, la prima regola di buon senso per Umberto Cuccioloni, presidente del Cv piceno (coordinamento volontariato piceno) che interviene sul caso dello stoccaggio gas che riguarda ben 87 chilometri quadrati di territorio, da Martinsicuro a Cupra Marittima, passando anche per le zone interne. Un impianto di stoccaggio gas, spiega Cuccioloni, dovrebbe essere posizionato ad almeno 40/50 miglia marine di distanza dalla costa o in aperta campagna. Quando gli chiediamo che cosa intende per “aperta campagna” ci racconta quello che successe in Arizona nel 2012, a Tucson, dove ci fu un grande incidente che coinvolse la cittadina nonostante l’impianto fosse situato a circa 15 miglia di lontananza: “Il fondaco di un supermercato si riempì di gas e scoppio e con esso, con effetto domino, tante case nei dintorni. Era considerato uno degli impianti più sicuri al mondo e ci hanno messo degli anni per capire che l’incidente era avvenuto perché una perdita inevitabile di gas attraverso la crosta terrestre nel tragitto di risalita aveva incontrato il reticolo di cunicoli creato dalle talpe, che si è riempito di gas e lo ha veicolato fino allo scantinato”.
I CITTADINI NON SONO INFORMATI – Il gas metano è inodore e insapore, a differenza di quello che esce dai nostri fornelli che viene appositamente additivato, e se arriva non te ne accorgi. La maggior parte delle persone non sa che, in caso di fuga di gas, deve mettere il nastro adesivo alle finestre, posizionare delle bottiglie di acqua ricoperte con lo straccio sotto le porte e, possibilmente, mettersi sotto la doccia per respirare sotto l’acqua corrente. “Dentro il piano di emergenza divulgato dall’azienda stessa – continua Cuccioloni – c’è scritto che l’impianto di stoccaggio rischia di provocare delle scosse sismiche anche tra il secondo e il terzo grado della scala Richter”. La microzonazione sismica è un’analisi che serve a valutare l’effetto dei terremoti su piccola scala. Con un impianto di stoccaggio gas San Benedetto rischia anche una subsidenza (un lento e progressivo abbassamento della crosta terrestre) e il terreno, che è sabbioso, muovendosi in maniera anomala rispetto a uno più compatto, potrebbe far sprofondare gli edifici. “Immaginate – spiega magistralmente il presidente del Cv – un secchio di sabbia, la compatti e ci metti una pietra, quest’ultima resta lì. Se però si comincia a battere il secchiello, dopo una serie di colpi, piano piano, la pietra sprofonderà”.
AMBIENTE E PROTEZIONE CIVILE – Si crea anche una problematica ambientale già con un rilascio minimo, per ammissione dell’azienda stessa, dell’1% di gas, e con 522 milioni di metri cubi ne disperdi circa 5 milioni. “Inoltre – aggiunge Cuccioloni – è stato fatto un censimento di pozzi, come richiesto dalla Gas Plus, ma siamo in Italia, quanti altri pozzi non autorizzati ci saranno?”. Senza contare l’aumento di inquinamento dovuto al traffico continuo di camion e il conseguente rumore. La popolazione tutta dovrebbe essere messa al corrente della situazione. Il compito di valutare l’impatto che ha l’azienda sul territorio spetterebbe alla Protezione Civile, che lo deve fare in accordo con il sindaco, senza prendere alcuna posizione. “Eppure così non è stato e la Protezione Civile non ha mai partecipato agli incontri”.
ABITAZIONI –La Gas Plus per ogni centralina, e ne sono previste almeno 6, prevede tre aree circoscritte, tre fasce di rischio, a 40, 80 e 150 metri. “Sono situazioni teoriche non reali – continua il presidente del Cv – in una zona popolata come Porto d’Ascoli le aree di rischio sono più vaste e aumentano a 100, 200 e 350 metri (a quella distanza ci trovi l’asilo, le case, le strade trafficate). Nella immediata vicinanza delle centraline, le case, a livello commerciale, non varranno più niente. In un impianto di stoccaggio del nord, a Bordolano, tanto per dire, la terza fascia l’hanno messa a 1000 metri. Inoltre l’azienda risarcirà in caso di incidenti applicando una certa franchigia”. La Gas Plus è un’azienda a “rischio di incidente rilevante” e questo comporta una serie di normative e procedure di sicurezza che sono importantissime. Un “piano di emergenza esterna” però si può fare su uno spazio delimitato e recintato, e non su 87 chilometri quadrati di territorio. “Tutti gli hotel – avverte Cuccioloni – dovranno munire le stanza di una cartellina del piano di sicurezza. Inoltre si devono fare (e lo sottolinea con forza, nrd) delle esercitazioni periodiche. Ora, immaginiamole ad agosto con tutti i turisti!”.
MA ALLORA CHI CI GUADAGNA A REALIZZARE LO STOCCAGGIO? – Sicuramente non la città. Non si può parlare di un ritorno economico visto che il lavoro probabilmente non sarà affidato ai residenti: “Gli operai che lavoreranno per la realizzazione dell’impianto – sottolinea Cuccioloni – pare che siano solo francesi, poi una volta attivato, essendo automatico, avrà bisogno solo di un custode. Da quel che si sa al Comune andranno 24 mila euro all’anno per l’affitto degli spazi destinati alle centraline”. Inoltre il gas viene reimmesso dentro le reti ma viene comunque comprato dal governo italiano. “Abbiamo circa 230-240 miliardi di metri cubi di gas attualmente in Italia– continua il presidente Cv – e ne utilizziamo circa 67 miliardi. Siamo ben tre volte oltre la soglia di copertura. Altri stoccaggi gas servono solo alle multinazionali che vogliono speculare”.
PROTESTA DELL’11 DICEMBRE – Il comitato di Ambiente e Salute Piceno invita tutti alla fiaccolata che si terrà domenica 11 dicembre alle 17:30 che partirà in Via Montebello, nella Piazza del Mercato.