LE MARCHE – Clima in apparenza conflittuale all’interno del partito democratico delle Marche, che deve decidere tempi e modi per scegliere un nome spendibile alle prossime elezioni regionali. Nelle ultime settimane si è parlato molto, soprattutto attraverso i social, di Camilla Fabbri come possibile candidata per battere Gianmario Spacca, ormai deciso a candidarsi per la terza volta con il suo gruppo Marche 2020. La stessa Fabbri era stata sostenuta, in un documento congiunto, da alcuni parlamentari PD marchigiani tra cui Luciano Agostini. Ma i malumori all’interno dei democratici si fanno sempre più evidenti. Il sindaco di Offida Valerio Lucciarini, che è anche membro della segreteria regionale, ha firmato una nota con il vicesegretario Luca Ceriscioli, in cui trapela il forte malcontento per il percorso intrapreso dal segretario regionale Francesco Comi. E in questa vicenda emerge la tensione tra Lucciarini e il collega-sindaco Stefano Stracci, che è anche presidente dell’assemblea regionale.
LA NOTA DI LUCCIARINI E CERISCIOLI – “Le consultazioni così come sono state presentate dal segretario del partito Comi prima, e dal presidente dell’assemblea Stracci poi, non sono mai state concordate con queste modalità dalla segreteria regionale. Nel panorama politico nazionale non esistono consultazioni con seggi per le votazioni ma queste, in quanto tali, sono delle modalità di confronto fatte proprio per evitare che si arrivi ad un voto. Le consultazioni che in questo caso sarebbero un avvenimento nelle sue modalità senza precedenti, perdono la loro essenza. Una scelta che si voglia definire unitaria, infatti, non può nascere dal caso o nel segreto di un’urna. È stato trasformato il faccia a faccia delle consultazioni, che mette ognuno di fronte alla propria scelta con un nome e cognome, in un’anonima scritta su una scheda. Un grande partito come il PD ha il dovere di assumersi la responsabilità di scegliere. Un gruppo dirigente responsabile e credibile non può essere frutto di un caos primordiale. Infine, ci domandiamo a cosa serva essere presenti in segreteria regionale se ogni volta che si concorda qualcosa viene arbitrariamente modificato”.
LA RISPOSTA DI MANFRONI E CAPRIOTTI – Le risposte non si fanno attendere e intervengono immediatamente, da San Benedetto del Tronto, Andrea Manfroni del circolo nord del PD e Tonino Capriotti dell’associazione “Adesso! San Bendetto Tr.”.
“Non ci sorprende il fatto che i nodi arrivino al pettine e le vere anime vengano allo scoperto. Come a Roma, così nelle Marche. Tutti invocano e sostengono il “Cambia verso” della politica che Renzi sta portando avanti ma, quando questo avviene concretamente, gli stessi lo combattono con tutti i mezzi. Un passo indietro: il congresso regionale (a cui ha partecipato lo stesso numero di votanti dei congressi provinciali di tutte le Marche, se non erro circa 15.000), pur fra mille polemiche, ha eletto l’Assemblea regionale del partito democratico, organo sovrano del partito, composto da 160 dirigenti, ed il segretario Francesco Comi.
Una fetta importante del PD marchigiano non ha partecipato alle votazioni. Alla luce dei numeri una rispettabile minoranza, considerandola in rapporto ai congressi provinciali, agli altri congressi regionali italiani e ai dati dell’ultimo tesseramento. Questa minoranza oggi ritiene ancora di dover dirigere il PD, esautorando nella sostanza l’Assemblea e la direzione regionale, in cui sono adeguatamente rappresentati.
Alla luce di tutto ciò stigmatizziamo gli ultimatum comparsi sulla stampa e certe dichiarazioni irrispettose nei confronti degli organi sovrani del partito, ma soprattutto delle persone che li compongono.
Bisogna prendere atto dello sforzo che il PD Marche sta facendo per cambiare verso. Si è cercato di ridare ai territori il ruolo della centralità politica: migliaia i cittadini coinvolti con le campagne di ascolto, decine i tavoli aperti per la stesura del programma. Nei congressi il PD è cambiato. Chi frena questa inarrestabile ondata è fuori dal tempo e dalla politica. Un nuovo modo di fare politica, sostenuto dal circolo nord del PD e da tutta l’associazione “Adesso! San Benedetto del Tronto”, è stato portato avanti dall’attuale classe dirigente del PD regionale a partire dal segretario Comi, ed in questa novità noi ci rispecchiamo e non temiamo chi, in barba alla democrazia, ha cercato di boicottare i congressi per poi rivendicare la democrazia stessa imponendo il candidato. Far sentire la voce dei circa 220 membri dell’assemblea e della direzione regionale è compito del segretario e del presidente del PD, come previsto dallo Statuto. Sarà l’assemblea di domenica prossima a dire l’ultima parola; il resto è solo caos, fomentato proprio da quelli che lo denunciano”.