SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dimissioni, è questa l’unica parola attesa dal gruppo consigliare Pdl-Forza Italia e dalla sezione Forza Italia Giovani. E a farla riecheggiare sono le 600 firme raccolte in sola mezza giornata nel gazebo allestito sabato 29 novembre nel centro cittadino. I manifesti affissi sono l’atto finale che invoca una volta per tutte la fine dell’Amministrazione Gaspari.
DIMISSIONI INEQUIVOCABILI – “Con questo gesto abbiamo voluto rimarcare il dissenso che c’è tra i cittadini verso questa Amministrazione. Ci stiamo muovendo affinché tutti i sambenedettesi conoscano le vere ragioni del declino della città e chi ne è principale causa – commenta il responsabile comunale Fi, Valerio Pignotti –. Ravvisiamo la colpa soprattutto negli attuali amministratori di maggioranza che sembrano più attaccati alla loro poltrona, con il sindaco in primis. Non è concepibile che questa giunta continui ad amministrare. Per questo chiediamo senso di responsabilità e le firme che stiamo raccogliendo lo dimostrano”.
I CONSIGLIERI PDL-FI RINCARANO – A rincarare la dose il gruppo consigliare d’opposizione che non accetta in alcun modo le mancate dimissioni del sindaco Giovanni Gaspari. “Lo aveva detto, ma ha cambiato idea”, commenta Gabrielli. Di fatti, era stato proprio il primo cittadino a promettere le dimissioni nel caso in cui si sarebbe palesata la condanna. “Ciò dimostra impunità e senso di onnipotenza, qualità che non si addicono ad un buon governatore”.
PASQUALINO PIUNTI – “Se ritenevamo inaccettabile la mancata discussione in Consiglio Comunale, è ancor più grave che la questione sia stata portata all’interno del Partito Democratico – prosegue il consigliere Piunti –. Bizzarra la raccolta fondi, sarebbe stato politicamente più corretta aiutare i tanti sambenedettesi che non riescono a pagare le tasse esponenzialmente aumentate”.
SULL’INCOMPATIBILITA’ – Per il Pdl-Fi, regolamento comunale alla mano, rimane il fatto che la sentenza della Corte dei Conti rappresenta una vera e propria incompatibilità amministrativa. “Per il ricorso in Cassazione ci sono 60 giorni, i 6 mesi comunicati in Consiglio vanno approfonditi e chiariti dalla giurisprudenza. Il fatto di ricorrere in Cassazione, inoltre, non annulla la sentenza di condanna erariale – specifica Annalisa Ruggieri –“. “Una volta saldato il debito con il Comune annulla l’incompatibilità, ma non annulla il giudizio di inadeguatezza amministrativa. Non escludiamo un incontro con il Prefetto”, sentenziano.