Tra le peculiarità più apprezzate del cosiddetto Italian style c’è l’arte di arrangiarsi, vale a dire la capacità innata del popolo dello Stivale di far fronte ai problemi rimboccandosi le maniche, anche camminando in bilico sul confine ultimo della legalità.
Totò ne fu un valido interprete, ai tempi d’oro della commedia italiana. Proprio a lui, e in particolare alla sua combriccola nel celebre “I soliti ignoti” strizza l’occhio il film d’esordio di Sydney Sibilia, come dichiarato dalla stesso regista in un’intervista.
Stanco delle vessazioni di una vita da precario, il ricercatore in neurobiologia Pietro Zinni (Edoardo Leo) decide di sfruttare le proprie conoscenze scientifiche per trovare una svolta. L’occasione è l’elenco ministeriale delle molecole considerate illegali. L’idea geniale è quella di creare una nuova droga utilizzando le sostanze non catalogate, rimanendo quindi nel confine della legalità. Insieme ad altri sei ex ricercatori, Pietro compone una banda che riuscirà in breve tempo a ribaltare le sorti dei suoi componenti. Ma il gioco comincerà presto a sfuggire di mano.
Smetto quando voglio è una delle sorprese dell’anno, apprezzato quasi uniformemente da critica e pubblico grazie a una regia vivace e mai banale, che palesa la propria vocazione originale nelle riprese d’apertura affidate a un drone in volo su Roma.
L’influenza di più generi, dichiarata dal regista nell’intervista sopracitata, trova la sua dimostrazione nell’abbondanza di citazioni e richiami al cinema contemporaneo.
Oltre al già menzionato “I soliti ignoti” non è azzardato trovare analogie con l’idea che è alla base della serie TV Breaking Bad, mentre il suo sviluppo, soprattutto nel finale, ricorda il ritmo di Ocean’s Eleven.
La volontà espressa del regista era di creare un film che trattasse un tema importante come quello del precariato accorpando nello stile tutto ciò che di valido viene attualmente prodotto, e dando il giusto risalto a quella che lo stesso Sibilia definisce l’era dei Nerd.
In definitiva, il successo del film premia giustamente un’opera prima onesta, che non fa gridare al miracolo ma che riesce a intrattenere e far sorridere, garantendosi un posto nella buona commedia italiana.
REGIA: Sydney Sibilia
ANNO: 2014
GENERE: Commedia
DURATA: 100 minuti