ANCONA – Boom per l’export dei vini marchigiani con un +36% rispetto al 2012 e un fatturato complessivo del pianeta vino che nelle Marche supera i 136 milioni (+8,8%), di cui 68 milioni per le esportazioni. A fare da traino è il Verdicchio – il vino bianco fermo più premiato dalle guide italiane 2014 e ambasciatore delle Marche nel mondo – che con 17 milioni di euro assorbe circa il 25% delle esportazioni. Un andamento positivo che è andato a compensare il -9,4% in valore del mercato interno rispetto al 2012.
Tra i segmenti emergenti, in linea col dato nazionale, c’è anche il biologico. Con circa 3.278 ettari di superficie vitata bio (fonte: Sinab), pari al 19% della superficie vitata regionale (17.400 ettari), le Marche sono la sesta regione d’Italia più votata alla viticoltura bio (dopo Sicilia, Puglia, Toscana, Umbria e Abruzzo). Un interesse verso il settore che ha portato alla nascita di un’associazione di ‘vignaioli bio’ sul territorio. Si chiama Terroir Marche, con 8 produttori che su 93 ettari hanno sposato la filosofia biologica, per una produzione complessiva di 338mila bottiglie.
A sottolineare le vocazioni dei vini marchigiani è stata l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche Maura Malaspina, intervenuta nella giornata inaugurale del Vinitaly in rappresentanza della Regione Marche, assieme ai direttori Alberto Mazzoni dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e Armando Falcioni del Consorzio Vini Piceni. A rappresentanza dei produttori marchigiani, la Cantina Di Ruscio (Fermo) che ha ricevuto il riconoscimento “Cangrande per i Benemeriti della Vitivinicoltura” per la tradizione e l’innovazione perfettamente legata al territorio. E proprio l’assessore Malaspina ha consegnato il premio nel corso della cerimonia di conferimento presso il Centro congressi di Verona Fiere.
“La motivazione del premio Cangrande – sottolinea l’assessore Malaspina – sta proprio nel continuo percorso di inserimento delle giovani generazioni che, all’interno della storia cinquantennale della stessa, ha caratterizzato il percorso dell’azienda, promuovendo un continuo cambiamento e una crescita costante dell’attività, senza mai dimenticare la tradizione e il territorio. Da questo punto di vista i Di Ruscio rappresentano un esempio della vitalità della vitiviticoltura marchigiana che sa crescere ed espandersi guardando al futuro, partendo dalla salda esperienza delle tradizioni e del passato per migliorare la qualità e la genuinità del prodotto”.