Articolo
Testo articolo principale

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il “Giorno del Ricordo” delle vittime delle foibe è stato celebrato dagli studenti sambenedettesi con la visita al Centro di raccolta profughi di Servigliano. Accompagnati dall’assessore alle politiche giovanili Luca Spadoni, dai docenti e dalla dirigente dell’Isc Centro Stefania Marini, i ragazzi delle scuole medie inferiori “Cappella”, “Curzi” e “Manzoni” hanno visitato quello che rimane del Centro (oggi trasformato in centro sportivo), hanno assistito ad un laboratorio didattico e hanno visitato una mostra storica con foto e documenti che testimoniano come Servigliano fu nel corso degli anni campo di prigionia durante la Prima Guerra Mondiale, deposito di materiale bellico e, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, campo di prigionia e di rastrellamento degli ebrei del Piceno e infine, al termine del conflitto, centro di raccolta profughi.

I ragazzi hanno anche assistito alla proiezione di alcune parti del video “Una città cosmopolita” di Filippo Ieranò in cui si racconta che, tra il 1945 e il 1955, nel centro di raccolta profughi passarono circa 50.000 persone provenienti dai territori giuliano – dalmati ma anche dalle ex colonie d’Africa, dall’Albania, dalla Romania, dalla Grecia e persino dalla Cina, portando ciascuno con sé dolorose vicende di partenze forzate dalla propria terra pagando così un pesantissimo tributo alla follia dei totalitarismi.

Quindi gli studenti sono stati accompagnati dalle guide dell’associazione “Casa della Memoria“, che gestisce il centro, a visitare le mura di cinta del campo (contornati ancora dal filo spinato risalente alla prima guerra mondiale) e le due baracche superstiti delle 32 che componevano il campo. Le guide hanno raccontato che il campo è stato scenario di amicizie, matrimoni, nascite e morti. I profughi vivevano una vita il più possibile normale relazionandosi con i cittadini di Servigliano, partecipando alle feste del paese, ideando attività ricreative, giocando nella squadra di calcio cittadina o suonando nella banda e godendo dei diritti politici (potevano esercitare il diritto di voto).