ASCOLI PICENO – Mancano soltanto due mesi all’esaurimento della quinta vasca della discarica Relluce. Detta così la situazione evoca scenari poco confortanti, quelli di un’emergenza rifiuti su cui tanto è stato detto e combattuto. Ma la battaglia finale pare giocarsi sul futuro del nostro territorio: costruzione della sesta vasca – che in realtà al suo interno ne contiene altre quattro – oppure scelta di spostare la raccolta in un altro sito? Al Pd che accusa l’attuale amministrazione provinciale e comunale ascolana di mancata programmazione, i diretti interessati rispondono: dateci un’alternativa e ne parleremo in sede di Conferenza dei Servizi.
Il consiglio provinciale aperto di ieri, 7 febbraio, segue l’inchiesta pubblica di dicembre ed è stato richiesto dal partito democratico, il cui capogruppo Emidio Mandozzi ha accusato l’amministrazione provinciale di non voler convocare l’ATA (l’organismo di controllo dei comuni previsto da legge regionale) per aprire un tavolo di confronto. “Se non si convoca l’ATA entro dieci giorni ci rivolgeremo al Prefetto”, ha tuonato il consigliere. Il progetto della sesta vasca ha numeri effettivamente significativi: circa 50.000 mq di superficie, più di un milione di metri cubi di rifiuti raccolti nell’arco di dodici anni, per poi cessare definitivamente l’attività nel 2025. C’è il problema del percolato, il nuovo progetto ne prevede il trattamento direttamente nel comprensorio Relluce con la costruzione di un’ulteriore vasca di stoccaggio. La quinta vasca è ora in fase di esaurimento poiché in essa sono stati abbancati rifiuti provenienti dalla provincia di Macerata, dunque una decisione non può essere ulteriormente procrastinata.
Se l’esponente dei cinque stelle di Castel di Lama Mauro Bochicchio parla di “piccola TAV” con dettagliata esposizione dei dati e dell’aumento dei costi e correlata accusa per la mancanza di un reale monitoraggio, Massimo Sestili del Comitato rifiuti zero chiede invece che venga approvato da tutti i Comuni un progetto per la differenziata già diffuso online. Ma il terreno su cui si gioca questa partita sembra essere esclusivamente politico. Da una parte tutto il centrosinistra contrario all’ampliamento, con le sindache Rossini e Agostini (quest’ultima assente per motivi familiari) a guida di questa battaglia, dall’altra il centrodestra che ha accolto il progetto di Ascoli Servizi Comunali. “È dal lontano 2000 che il Comune di Castel di Lama denuncia la situazione e gli odori provenienti dalla discarica. Viviamo in un territorio con un’estrema fragilità. Sarebbe da istituire un registro dei tumori per vedere se esiste una correlazione tra malattia e inquinamento locale” dichiara Rossini. “Il Comune percepisce un euro a tonnellata di rifiuti – continua – questo disagio non è stato compensato con nessun’altra opera: uno spazio verde, un parco, ecc. Chiederci un ulteriore sacrificio è disumano, gli altri non possono decidere sulla nostra pelle“.
Il sindaco Castelli prova a ridimensionare le accuse che gli vengono rivolte dagli scranni opposti sostenendo che “le altre Province marchigiane stanno messe peggio di Ascoli. Ancona e Pesaro hanno in corso una procedura di infrazione dalla UE per gli impianti di stabilizzazione”. E tornando alla situazione locale, dichiara “Non mi risulta che ci siano altre alternative alla proposta di Ascoli Sevizi Comunali. Se non costruiamo la sesta vasca dovremo conferire i rifiuti da un’altra parte e triplicare la Tares”. Castelli non risparmia nessuno e con documento alla mano legge alcuni stralci del Piano provinciale dei rifiuti approvato dalla giunta Rossi, in cui si esprimeva parere apparentemente positivo all’operato di Ascoli Sevizi Comunali. E non solo. Il sindaco evoca il pericolo di un accordo che porterebbe alla riapertura dell’ex discarica IPG, “quella sì, una bomba batteriologica, tra l’altro a gestione privata” da cui, secondo il primo cittadino, ne gioverebbero tutti i Comuni tranne Ascoli. “Non ce la farete a comandare a casa nostra” è l’accusa che fa scaldare gli animi dell’opposizione, provocando la reazione del vicesindaco di Appignano Pierluigi Grelli con cui Castelli ha un acceso scambio di battute. La situazione viene ristabilita quando prende la parola l’assessore appignanese Sara Moreschini che ricorda come nessuno abbia mai parlato di IPG e che la sua comunità conduce una battaglia a difesa dell’ambiente e del territorio. “Celani ci dica soltanto quando vuole convocare tutti i sindaci per decidere dove fare la discarica. La decisione è da prendere insieme”.
Il presidente della Provincia, a cui è lasciata l’ultima parola, annuncia di muoversi nel pieno rispetto delle regole all’interno di un percorso democratico. Eludendo il dibattito attuale, Celani spiega che il sito di Relluce fu individuato dalla Regione Marche e che la quinta vasca era già stata programmata dal piano provinciale del 2001, nella prospettiva di aumentare comunque la differenziata. “La nostra responsabilità è di stare dentro le regole che sono state già fissate negli anni passati” ha sottolineato, chiedendo all’opposizione una valida alternativa all’attuale sito che verrà poi valutata in sede di Conferenza dei servizi.