Scusatemi. Voi lo sapete, non amo la polemica, sono un’appassionata lettrice e utilizzo questo post settimanale per fare delle piccole traversate tra bei libri, autori preziosi e pagine piene di poesia. Tuttavia certe affermazioni viste e sentite sui TG di questi giorni mi stanno dando un tale senso di disagio fisico che non posso fare a meno di fare un post un po’ polemico. Sto parlando della figura vergognosa che stiamo facendo (sì mi ci metto pure io) come italiani, europei e persone nei confronti della disgustosa campagna di intimidazione e insulti che sta investendo una persona delle nostre istituzioni, il ministro Kyenge.
Questo post non entrerà in merito alle battaglie politiche della ministro, non mi occupo di politica e ritengo che la cosa meriti spazi più consoni di un piccolo post sui libri. Qui faccio una riflessione molto più semplice. L’altra mattina, sentendo il telegiornale mi è andato per storto il caffelatte sentendo che, secondo alcuni, le donne di colore sono fortunate perché non devono truccarsi. Questa frase a suscitato in me un sentimento strano. Mi sono sentita offesa come donna, come persona e mi sono messa riflettere, sì proprio mentre mi truccavo per venire a lavoro. L’idea che una donna abbia motivo di fortuna o sfortuna nella sua vita in base alla quantità di make-up che usa mi ha fatto male.
Ritengo che la cura di sé sia importante e un segno di rispetto nei confronti degli altri. Non ho mai ritenuto il truccarsi per una donna o il farsi la barba con cura per un uomo un segno negativo, ma un modo (culturale e legato a un certo periodo storico) per accogliere gli incontri del giorno. Molte mie amiche non si truccano (perché non ne sentono l’esigenza) molti miei amici maschi sono molto attenti alla cura della loro pelle (dopobarba etc.) e io, come credo altre persone, mi trucco perché mi piace, mi fa sentire ordinata e non ho mai ritenuto questo gesto un segno di sottomissione a un potere maschile o una forma di vanitas esecrabile.
Tuttavia, l’affermazione mi ha fatto riflettere. Si può come donna ritenere il trucco un parametro che distingue la fortuna o la sfortuna e si può fare un’uscita così volgarmente infantile e ridicola come questa? La cosa più inquietante è che tale frase, razzista e misogina, non ci sono altri giri di parole per definirla, è stata detta da una donna. In effetti, la cosa più brutta di tutte in questa brutta, bruttissima storia non è solo la vergognosa campagna di intimidazione e istigazione alla violenza che sta facendo la Lega (che è inqualificabile) ma soprattutto l’atteggiamento di donne che pur facendo parte del mondo politico (e quindi dovrebbero essere un po’ a conoscenza dei meccanismi di manipolazione e comunicazione aggressivi troppo spesso usati contro gli avversari politici) non si schierano compatte con il ministro Kyenge. Perché vedete qui oltre all’insulto razzista, già di per sé odioso, c’è anche l’insulto denigratorio nei confronti delle donne, ridotte a tavolozze più o meno adatte al belletto.
Cari amici facciamo una bella cosa. Sediamoci e leggiamo qualche libro tanto per recuperare il senso dell’umano e mettere a tacere questo starnazzare vergognoso e pericoloso (e da non sottovalutare ma da combattere dovunque lo si trova). Ecco i miei consigli di lettura, per disintossicare le orecchie e la mente da certe affermazioni. Inizio con un libro che è molto interessante scritto dal giornalista Gian Antonio Stella dal titolo feroce ma ricco di spunti per riflettere: Negri, froci e giudei. Consiglio poi un libro di una delle voci della letteratura della migrazione più famose e intense del panorama italiano. Pap Khouma: Noi italiani neri. Storie di ordinario razzismo. Concludo poi il mio piccolo escursus con un romanzo di successo dove sono, per fortuna, le donne e la femminilità a trovare l’occasione di superare il pregiudizio e la discriminazione: The help. Storia ambientata nel 1962… ma ancora tanto, troppo. Non ho inserito in questa lista tanti altri volumi altrettanto interessanti e utili ma spero che questi pochi siano già un punto di partenza. Scrivetemi a info@bibliodiversita.it