SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Come si può parlare di sostenibilità delle risorse se non si conoscono le risorse?”. È con questa provocazione che Nazzareno Torquati del Consorzio Ceimas (Consorzio Economia Ittica Marina Sambenedettese), assieme all’Amministrazione comunale e alla Camera di Commercio, presenta il ciclo di conferenze formative e informative incentrate sulla biologia marina e la gestione delle risorse ittiche rivolte agli operatore del mare tout court. Sabato 25 gennaio e il primo febbraio dalle 9.30 a ingresso libero, due ricercatori dell’Università di Ancona, Alessandro Lucchetti e Antonello Sala, offriranno una panoramica del sistema marino adriatico, sensibilizzando gli addetti ai lavori alla conoscenza della biologia e dell’ecosistema marino.
Il doppio appuntamento, inoltre, vuole dare il via a un progetto di formazione che abbracci l’intero settore ittico dal pescatore alla piccola e media impresa per rispondere consapevolmente alle problematiche del comparto. “Il 2014 deve essere l’anno delle risposte per l’indotto portuale e puntiamo al rilancio di questo settore. – dichiara l’assessore Fabio Urbinati – Vogliamo fare per la pesca quello che è stato fatto per la produzione vinicola, elevando qualitativamente i prodotti in tutto il territorio nazionale”.
Chiaro è che il settore ittico risente della particolare congiuntura economica, ma i dati non sono catastrofici stando alla parziale rielaborazione statistica proposta da rappresentati Ceimas. Analizzando i dati della direzione del Mercato Ittico dal 2010 al 2013, sulla base di un prezzo medio per lo più costante (sopra ai 5 euro al chilo), il fatturato non riscontra notevoli dislivelli; piuttosto, se si confronta il dato attuale alle stime degli anni ’90, quando il prezzo medio del pescato era 2,45 euro, c’erano più pescherecci ed esisteva una buona produzione di pesce azzurro, è evidente il crollo.
Senza se e senza ma, il Mercato Ittico mantiene la sua capacità attrattiva intercettando 5,9 milioni di euro di fatturato annuo per le 98 imprese di pesca che insistono senza contare quelle di lavorazione, ingrosso e dettaglio che costellano il Piceno per un volume d’affari che supera i 142 milioni di euro. “Naturalmente questi dati non sono esaustivi della realtà, – chiosa Torquati – ma sono solo ed esclusivamente riferiti alle imprese che hanno la sede sociale nei comuni dell’ascolano e partita iva alla Camera di Commercio di Ascoli”.