ASCOLI PICENO – Un esperimento riuscito a metà. Se è vero che l’inchiesta pubblica sulla sesta vasca della discarica Relluce ha riempito la sala del consiglio provinciale, facendo emergere una chiara e netta posizione politica, è altrettanto vero che non ha centrato appieno l’obiettivo della sua convocazione, quello di chiarire gli aspetti tecnici del progetto su cui gli specialisti erano stati chiamati a rispondere.
Marco Sciarra, progettista e coordinatore del progetto, ha riepilogato in breve gli elementi fondamentali che connotano questa nuova “super-vasca” che al suo interno contiene altri quattro lotti e un impianto di trattamento del percolato. Una vasca che potrà ricevere 70mila rifiuti stabilizzati all’anno e che avrà una vita di circa dieci anni; un polo integrato in cui si produrrà compost di qualità e in cui il rifiuto non confluirà indifferenziato ma solo trattato nella sua completezza. Una vasca sicura a detta dell’ingegnere, che ha tenuto a ribadire che verrà dotata di una cinturazione che ne garantirà la stabilità e di un pozzo di estrazione del percolato utilizzabile nei casi di emergenza.
Un progetto che sulla carta non presenta particolari anomalie ma che non tiene conto della voce di un’intera comunità stanca per venticinque anni di impatto sistematico e ambientale sul comprensorio di Appignano e Castel di Lama. Un territorio che negli anni ha dovuto fronteggiare diversi problemi, come ricordato dal sindaco di Castel di Lama Patrizia Rossini “la terra dei fuochi è già qui. Una zona in cui si concentra di tutto: discarica, sottopassi continuamente allagati, inquinamento sopra la norma”. Maria Nazzarena Agostini, sindaco di Appignano del Tronto, per l’occasione ha citato le parole inascoltate dell’avvocato Luigi Natali che nel 1989 denunciò la sopravvalutazione delle proprietà acquistate per costruire la discarica e l’eccesso di potere di Comune e Provincia. Presente ieri anche il presidente della Provincia Piero Celani a cui il sindaco ha ricordato le dichiarazioni del 2007 che annunciavano che la quinta vasca sarebbe stata l’ultima. Ma il punto su cui Nazzarena Agostini non transige è il mancato coinvolgimento delle amministrazioni e dei cittadini che vivono vicino alla discarica, “non ci avete mai coinvolti. Chiediamo la concertazione dal 1989. Perché in 25 anni non è stato fatto un consorzio? Nella sesta vasca entreranno un milione e trecentomila metri cubi di rifiuti. Praticamente una nuova discarica in un terreno pagato 850mila euro. E i sedicimila euro che paghiamo ogni anno per il problema dei cani randagi? Inoltre, più volte dati Arpam hanno dimostrato la presenza di sostanze nocive nel torrente Chifenti che, si sa, poi scende a valle”.
Un problema spinoso su cui non si riesce a trovare un compromesso. Appignano e Castel di Lama rimangono sul piede di guerra per scongiurare la costruzione della nuova vasca, supportati dall’attività del comitato anti-inquinamento locale che nella persona della presidente Anna Laura Luciani si è detto “amareggiato dall’esito dell’inchiesta. Avevamo presentato già qualche tempo fa un report di osservazioni che i tecnici dovevano analizzare per poi darci le dovute risposte oggi, ma non abbiamo ricevuto nessun chiarimento”. Il tecnico di riferimento del comitato, Serafino Angelini, ha infatti riepilogato le diciotto pagine di interventi, rimasti quasi completamente inascoltati. In sala molti cittadini comuni e una folta componente del centro sinistra locale, PD, SEL e un gruppo del M5S presente con la loro bandiera. Intervenuti per il PD Emidio Mandozzi, Lucio D’Angelo, Domenico Re e l’assessore di Appignano Sara Moreschini, che anche in qualità di geologo si è confrontata con il collega impegnato nella realizzazione del progetto sull’episodio dello spostamento dei tubi inclinometrici.