“Ci sono alcuni uccelli che per la rabbia si sbattono contro le sbarre della loro gabbia. Ma anche se si lascia aperta la porta, non scappano. Restano in un angolo. E osservano”. Si dice che ogni individuo sia l’artefice del proprio destino. La vita segue lo sviluppo dato da scelte e progetti. Ma l’uomo è di natura un animale sociale, e la società in cui egli cresce ne influenza inevitabilmente il comportamento. Esistono dunque luoghi in cui non è possibile volare dietro ai propri sogni, perché “il mondo non funziona così”. E’ in questi luoghi che Leonardo Di Costanzo (miglior regista esordiente al David di Donatello 2013) ci accompagna con il suo film. Salvatore, diciassettenne venditore di granite, per riavere il suo carretto viene obbligato da Mimmo (Salvatore Ruocco), scagnozzo del boss locale, a sorvegliare Veronica, rinchiusa in un ospedale abbandonato con l’accusa di frequentare un ragazzo del clan rivale.
Tra i due ragazzini, dopo l’iniziale diffidenza, si farà strada a poco a poco una complicità che farà emergere le paure e i sogni tipici della loro età. La fotografia di Luca Bigazzi esalta l’ambiente che fa da sfondo a dialoghi privi di enfasi recitativa, naturali come il dialetto sottotitolato in cui vengono proposti. Reali, perché di realtà il film parla, crudi come il modo di esprimersi di due ragazzi costretti a vivere un mondo diverso da quello sognato. E proprio ai sogni si aggrappano nel loro momento di maggiore intimità, in cui affidano a un immaginario terremoto le sorti di amici e conoscenti.
“I carcerieri di una società ci impediranno di cercare il sole” (F. Guccini).
La fuga dall’ineluttabilità della vita diventa il desiderio più grande, da osservare come l’uccello osserva la porta aperta della gabbia. Ma a volte l’immobilità è figlia della consapevolezza che la porta è destinata a chiudersi, che la fuga è solo un intervallo, e che il mondo deve tornare come deve essere: “tutto a posto”.
REGIA: Leonardo Di Costanzo
ANNO: 2012
GENERE: Drammatico
DURATA: 90 minuti