CASTEL DI LAMA – La qualità della vita comincia dalla qualità dell’aria. Negli ultimi anni l’ambiente è diventato l’anello finale di una catena produttiva a vantaggio del profitto di pochi, gli stessi che in piena libertà hanno elargito nel contempo lavoro e morte. Oltre ai casi eclatanti della Eternit di Casale Monferrato e da ultimo dell’Ilva di Taranto, sono tanti e dimenticati i plessi industriali che hanno ingrossato un’economia ingannevole per l’intera comunità che di essa viveva. Accanto all’aumento della raccolta differenziata, sussistono ancora sacche di criminalità che detengono il traffico dei rifiuti in modo illecito (su tutti valga l’esperienza vissuta dagli abitanti del comprensorio intorno al Vesuvio e della Terra dei Fuochi). Insomma, sebbene si parli sempre più di green economy ed energia pulita, è forte la consapevolezza che in realtà l’ambiente è continuamente sotto minaccia.
Da qui la nascita in tutta Italia di comitati spontanei di cittadini contrari all’insediamento di strutture a forte impatto ambientale. Non fa eccezione la Vallata del Tronto e la sua attigua zona industriale, da tempo sotto la lente di ingrandimento del Comitato anti inquinamento di Villa S. Antonio – Castel di Lama, costituitosi qualche anno fa per denunciare gli alti livelli di pm10 registrati dalla centralina di Campolungo, rimasta tra l’altro spenta per molto tempo. Accanto ad un’azione informativa sui danni causati dall’emissione massiccia di polveri sottili, svolta grazie agli incontri con esperti del settore, il Comitato ha portato avanti battaglie per evitare il peggioramento della situazione ambientale di un territorio già segnato da una vasta area industriale. Lo abbiamo trovato in prima linea per scongiurare la possibilità di costruzione di una centrale a biomasse al confine tra Castel di Lama e Appignano, è l’unica e persistente voce di denuncia contro i continui fumi “anomali” che si alzano quotidianamente da Campolungo e attualmente è impegnato contro la costruzione della sesta vasca della discarica Relluce.
Partiamo dagli ultimi dati diffusi recentemente. Un’analisi condotta dall’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) su dati Aci mostra come la Provincia di Ascoli Piceno chiuda la graduatoria della densità di auto ecologiche nelle singole Province delle Marche con l’11,19%. Inoltre dati Arpam ci dicono che solo la città di San Benedetto del Tronto ha registrato 14 sforamenti dei livelli pm10 da gennaio a luglio di quest’anno. Qual è la giusta ricetta per favorire una mobilità più sostenibile? “Noi vogliamo, come cittadini, che tali decisioni siano coerenti con i dati raccolti di medio lungo termine. Atti limitati sia nel tempo che nella portata, non hanno avuto alcun successo. È necessaria, di base, una seria presa di coscienza e poi agire di conseguenza”.
Negli anni avete denunciato le anomale emissioni di fumi provenienti dalla zona industriale di Campolungo, ma vi siete battuti anche contro la possibilità di costruire una centrale a biomasse al confine con il comune di Appignano, oltre ad essere stati gli unici a chiedere chiarimenti su un’analoga centrale situata all’interno di un plesso industriale. Quali sono state le risposte che avete ricevuto a seguito delle vostre segnalazioni e cosa chiedete alle istituzioni affinché vigilino costantemente sullo stato dell’aria? “Non abbiamo ricevuto alcuna risposta da nessun Ente preposto. L’accesso agli atti è sempre piuttosto difficoltoso e abbiamo avuto resistenze. Dall’Arpam non abbiamo avuto mai dati di nessun genere, come se fosse tutto secretato. Dicono che i risultati dei rilievi vengono dati agli Enti di controllo, ma poi concretamente non sappiamo che fine facciano. Auspichiamo che la nostra Procura sia sollecita nel prendere i provvedimenti del caso. Per le centrali a biomasse della zona industriale di Campolungo ci siamo attivati autonomamente con un ricorso al Capo dello Stato, del quale stiamo attendendo l’esito. Purtroppo siamo gli unici ad aver agito poiché sia il comune di Ascoli che quello di Castel di Lama, nonostante i nostri solleciti, hanno inteso ignorare il problema che pure è piuttosto grave”.
Veniamo alla questione Relluce e alla costruzione della sesta vasca. Il Comune di Appignano, l’Unione dei Comuni, la Comunità montana, i Comuni di San Benedetto e Grottammare vogliono avvalersi dell’inchiesta pubblica sul progetto. Solo che ancora non è arrivata nessuna risposta in merito. Qual è la posizione del comitato? “La posizione del Comitato riguardo Relluce è sempre stata chiara. Realizzare una sesta vasca che equivale da sola a una intera discarica avendo un progetto non chiaro, ci sembra un azzardo a carico dei cittadini. Abbiamo presentato presso la Provincia una lunga e dettagliata serie di osservazioni frutto del lavoro di collaborazione di ben quattro geologi, che segnalano tutti problemi e lacune piuttosto gravi con particolare riferimento tra l’altro anche alla franosità del terreno. Per non parlare della quinta vasca che ha problemi di tenuta. Abbiamo proposto ai sindaci di richiedere un’inchiesta pubblica sulla realizzazione di questa vasca proprio perché riteniamo assolutamente necessario che la popolazione sia resa pubblicamente edotta della situazione e dei rischi ad essa connessi, trattandosi di un’opera pericolosa e di pesante impatto ambientale. Ribadiamo che non può esserci business fatto a discapito del territorio e della gente”.