ANCONA – Solo un giovane su dieci che apre un’azienda agricola viene dal lavoro nei campi, mentre il 34 per cento era precedentemente occupato nell’industria, nei servizi o nelle costruzioni. E’ quanto emerge dal Rapporto sul ritorno dei giovani alla terra presentato da Coldiretti Giovani Impresa Marche. Tra il 2011 e i primi sei mesi del 2013 sono nate circa 200 imprese condotte da giovani sotto i 35 anni che non provenivano dal lavoro agricolo, e ciò nonostante la crisi economica e le difficoltà di accesso al credito. L’età media dei giovani che aprono un’impresa agricola è di trent’anni.
Per il 56 per cento di loro si tratta di una opportunità di lavoro e di costruzione del proprio futuro, tra chi è in cerca di un posto (22 per cento) e chi è appena uscito dalla scuola o dall’università (34 per cento). Il restante 44 per cento viene da altre esperienze occupazionali che solo nel 10 per cento dei casi hanno a che fare con la campagna. Un segno del fatto che il settore primario riesce oggi ad attrarre sia giovani alla prima esperienza sia professionalità provenienti da altri settori, entrambi capaci di apportare un nuovo dinamismo.
Nel periodo di programmazione (2007-2013) le imprese giovani (sotto i 40 anni) hanno effettuato investimenti per 107 milioni di euro, privilegiando progetti per la realizzazione di fabbricati adibiti alla trasformazione e vendita dei prodotti (laboratori, negozi aziendali, ecc.) e per impianti di lavorazione. Altrettanto significativo il confronto anagrafico tra chi ha investito. I giovani imprenditori rappresentano oggi il 6 per cento del totale delle aziende agricole presenti nelle Marche ma se si considerano gli investimenti effettuati per l’ammodernamento delle aziende agricole, il loro peso sale al 39 per cento del totale.
L’accesso alla terra rappresenta una variabile importante, specie per i giovani che aprono un’azienda dal nulla, senza subentrare a vecchi proprietari. Ne deriva così che l’84 per cento della superficie aziendale delle giovani imprese è generalmente affittata, mentre il restante 16 per cento viene acquistato. Una percentuale molto alta, considerato che nella media delle aziende agricole marchigiane solo il 35 per cento dei terreni è preso in affitto.
Il trend che vede i giovani tornare alla terra è sostenuto anche dai dati relativi agli iscritti alle scuole di agraria, con un aumento record dell’80 per cento dei ragazzi che scelgono le professionali agricole delle Marche mentre per gli istituti tecnici agrari l’aumento si aggira intorno al 20 per cento, a testimonianza di un nuovo protagonismo della campagna nella scelta del futuro lavorativo.
Sono ottomila i giovani che oggi lavorano stabilmente in campagna, come conduttori aziendali o come manodopera. Di questi, quasi la metà (il 40 per cento) è titolare di azienda. Se si guarda solo alle aziende di grandi dimensioni la percentuale di imprese guidate dai giovani sale al 25 per cento. Non a caso, secondo una indagine della Coldiretti, le aziende agricole dei giovani possiedono, infatti, una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75 per cento della media (18.720 euro rispetto alla media nazionale di 10.680) e il 50 per cento di occupati per azienda in più.