SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ci siamo; è arrivato l’ultimo weekend dell’estate, quello a cavallo tra agosto e settembre. E se è tempo di cambiamento per la cittadina rivierasca, quelle serate che non finiscono mai ci saranno sempre. Classificata fracassona, infatti, la movida sambenedettese, che ha caratterizzato e caratterizza tutti i fine settimana, li continuerà a caratterizzare.
Nella zona di via Mentana, le limitrofe vie Palestro, Aspromonte, Galilei, Custoza e le altre traverse l’umore dei residenti non è quello dei migliori; “nessuno si è mai sognato di negare agli esercenti la possibilità di svolgere tranquillamente il proprio lavoro, anche perché nella zona, locali quali caffetterie, bar, sale da thè, sono sempre esistiti, e nessuno se ne è mai lamentato. Quello che preoccupa semmai è la maleducazione di alcuni avventori, che in preda ai fumi dell’alcol, si sentono liberi di fare ciò che vogliono e ritengono migliore per il proprio divertimento e sollazzo”, avanza il presidente Pierfrancesco Troli del quartiere Marina Centro. Ma la differenza tra tirar tardi e la situazione che c’è nel centro città è palpabile; sicuramente si sfora la mezzanotte in molti locali dislocati nei diversi quartieri, ma i portoni vespasiani, siringhe negli angoli bui e sporcizia sui marciapiedi sono il contorno delle serate a tutto volume. “Sono innegabili le immagini di gruppi di sballati. – interviene il rappresentante di quartiere – È altresì impossibile negare che ci siano urla, schiamazzi e quant’altro disturbi il sonno dei residenti”.
“I pattugliamenti delle forze dell’ordine non sarebbero necessari se il problema non si ponesse”, ammonisce quanti inneggiano all’esagerazione. Tante le sanzioni che si dovrebbero fare e, facendo leva al regolamento della Polizia municipale, si aggiunge un esposto alla Procura della Repubblica di Ascoli sottoscritto da un centinaio di persone, alcune delle quali si sono ritrovate con portoni sfondati e persiane divelte. “In altre zone esistono bar, locali di intrattenimento, birrerie, ma certi fatti non accadono. Quindi o i locali non si trovano nei pressi di abitazioni, o sono più civili gli avventori”, riflette in conclusione Troli.