In una Ginevra che sembra lontana dal clamore delle vicissitudini europee, si muovono particelle sconosciute e le note musicali del pianoforte si espandono in un’atmosfera ferma e sospesa intorno al grande lago davanti alla casa di Albert e Isabel Grimaldi. Quando Laura Marussing arriva da Trieste per partecipare ad un’asta per un libretto d’opera, qualcosa nel fragile equilibrio familiare si rompe aprendo la strada ad un giallo che rimarrà insoluto fino alla fine. Ut (Il principio ed il fine) – Marte Editrice – è il libro che il fisico Marco Capponi e la concertista Manuela Litro hanno scritto a quattro mani mescolando le loro conoscenze e passioni in un esperimento letterario inconsueto, dove la capacità di delineare personaggi complessi e diversi si unisce ad un raffinato contesto in cui viene narrata la storia, a metà tra gli esperimenti del Cern e l’eco degli spartiti di Mozart e Wagner.
La formula che nasconde il libretto d’opera diventa la sintesi di un mistero che potrà essere risolto soltanto ricomponendo scienza e arte, ma rappresenta anche il medium attraverso cui i personaggi saranno coinvolti in inquietanti avvenimenti, a cui prenderanno parte moniti provenienti dalla massoneria e da un passato non ancora svelato. La città con la sua perfezione speciosa diventa così lo scenario in cui i destini dei protagonisti saranno segnati da fisime di dominio, sensi di colpa e nascita di nuovi sentimenti, fino ad un finale inopinato che chiude il cerchio di un’avvincente narrazione.
Come è nata l’idea di scrivere una storia che coniuga matematica e musica? E come è stata sviluppata? “Manuela, conoscendo assai bene ‘Così fan tutte’, ha avuto l’idea originaria di interpretare l’opera come una rappresentazione satirica e dissacrante dei riti mesmerici di magnetismo animale, con conseguenti implicazioni in alchimia, esoterismo, sette segrete, eccetera. Conoscendo la mia passione per la scrittura e per la musica, mi ha proposto di costruire con lei il romanzo, ambienti, personaggi, trama. Io già avevo notato l’analogia tra la ‘imperfezione’ della scala musicale e la crisi della matematica ‘perfetta’ di Pitagora, misteri e sette anche qui. Ma voglio tranquillizzare il lettore, non si tratta di un trattato ma di un thriller. Curioso e buffo il modo come è stato praticamente scritto. Manuela soffre di dislessia e quindi la cosa naturale sarebbe stata che io le leggessi cosa proponeva e discutessi il testo con lei, ma purtroppo io, oltre ad essere affetto da retinopatia soffro anche di balbuzie, quindi la comunicazione era problematica. Con una pagina al giorno, via mail, siamo riusciti in un anno circa, senza mai incontrarci, a terminarlo, con discussioni anche molto accese e scambi vasti di informazioni. Io ho capito la complessità della teoria musicale. Sono così nati, con un certo travaglio, trama e personaggi”.
I personaggi maschili appartengono al mondo della scienza mentre i femminili a quello della musica. Come mai questa scelta? “Non voglio sostenere che la scienza è più maschile e la musica più femminile, non è così. Fabiola Gianotti, leader dell’esperimento sul bosone di Higgs, è una donna che suona assai bene il piano e lo stesso Orsini è uni scienziato un po’ musicologo. La spiegazione è forse assai banale, Manuela è una donna ed io un uomo”.
Il libretto d’opera da cui origina il giallo contenuto nel romanzo è frutto di una ricerca particolare che avete condotto oppure è pura fantasia? “Se si intende ‘quel libretto d’opera’ (con dedica di Wagner ecc) è una invenzione. Sul valore e sul significato di Così fan tutte Manuela aveva sviluppato una ricerca durante i suoi studi”.
Il vostro è anche un romanzo corale in cui i drammi privati dei personaggi, riuniti tutti nella stessa città, si intrecciano con vicende oscure, legate alla massoneria. Ho trovato singolare questa scelta. Potrebbe dirmi da cosa è originata? “Crisi della Ragione, irrazionalismo, riti misterici, società segrete, Mozart, potere ammaliatore della musica, questo il filo conduttore”.
(A Marco Capponi) Quanto dello scienziato del Cern Giulio Orsini c’è in lei? “Preferirei negare ma devo ammettere che c’è parecchio. D’altronde è l’unico personaggio, oltre alla cagnolina Sermisy (si chiama proprio così), ad avere una corrispondenza stretta con la realtà”.
(A Manuela Litro) Leggendo ho avuto la sensazione che sia la Musica la grande protagonista della storia narrata, una sorta di entità superiore che muove gli eventi e le azioni dei personaggi. La musica, oggi, che ruolo può svolgere nella società in cui viviamo? “La musica sin da quando ero bambina ha rivestito un ruolo fondamentale ed ha rappresentato la mia ancora di salvezza. A causa di una dislessia non riconosciuta (scoperta solo pochi anni fa e in tarda età, perché ho sempre cercato di nasconderla), ho sempre avuto molti problemi di autostima, di inclusione sociale con i miei compagni di scuola e con la gente in generale. Ricordo con piacere il momento di musica e di coro alla scuola elementare, come una piccola oasi dove avevo libertà di esprimermi e di sentirmi adeguata. Ritengo che l’educazione musicale rivesta un ruolo fondamentale nella nostra società, non solo dal punto di vista culturale, ma anche sociale, uno straordinario strumento per aiutare a prevenire ed attenuare disagi psico-sociali. Da poco sono diventata referente per la Regione Lazio del sistema italiano cori e orchestre giovanili, che comprende progetti musicali dedicati ai bambini, con scopi sociali. In Italia, nonostante la tradizione musicale, purtroppo la musica e l’educazione musicale penso che siano sottostimate. Ma stiamo lavorando affinché tutti i bambini e i giovani possano trovare il modo di collaborare con i propri compagni e condividere delle esperienze positive, avendo la possibilità di imparare come le diversità siano occasione di arricchimento e non un problema. Tutto questo facendo musica d’assieme. In musica tutto è più facile, perchè non esiste competizione e si insegna ai bambini che se ci si aiuta a vicenda, la musica sarà migliore. E poi tutti sono liberi di esprimere la propria opinione perché in musica non vi è nulla di giusto o sbagliato, ma solo una grande varietà e ricchezza di modi per percepirla e viverla”.
Infine una domanda sul personaggio più negativo e più complesso del libro, Albert Grimaldi. Durante la lettura delle ultime pagine mi è venuto in mente il romanzo di Vasco Pratolini, Cronaca familiare, da cui è stato tratto l’omonimo film di Valerio Zurlini con Marcello Mastroianni. Al centro la storia di due fratelli. In “Ut” ho rivisto quell’elaborazione del lutto che nel caso di Grimaldi sfocia in follia. Come è nato questo personaggio? “In una follia così radicale c’è qualcosa di genetico, Leopardi, il quadro dei due bimbi sulla spiaggia (che ho dipinto davvero e che allego). Ma non sveliamo troppo la trama?”.