VENAROTTA – “Se ancora non ci siamo arrivati sul lastrico, è perché stiamo dando fondo ai risparmi di una vita di lavoro, ma con degli amministratori capaci solo di riempirsi la bocca di belle parole, per i nostri giovani, almeno in agricoltura, non c’è futuro”. L’accusa arriva da Francesco Di Marco, un anziano agricoltore di Roccafluvione, proprietario di un po’ di terra a Venarotta. Già due anni fa Di Marco fu al centro della cronaca perché ebbe il coraggio di denunciare la cosiddetta piaga dei cinghiali e ricevette la solidarietà oltre che dei suoi colleghi anche dei cacciatori.
“Ad oggi però – afferma Di Marco con una grande delusione dentro ed altrettanta irritazione – nulla è cambiato, anzi è peggiorato. Lo scorso anno l’Atc, l’Ambito territoriale di caccia, pagò i danni provocati dai cinghiali al 75 per cento sul mais, che fu un raccolto comunque scadente, e nemmeno al 17% sull’orzo. Un tentativo per contenere le perdite è stato quello di concederci i cavi e le batterie per le recinzioni, ma il sistema con la batteria è poco efficace perché gli ungulati le divelgono facilmente dal terreno. Inoltre chi ha avuto questi fili se subirà comunque danni, nello specifico sulle patate, come è successo a me, non riceverà alcun rimborso. Per arginare così quest’emorragia, come molti altri colleghi, siamo stati costretti a sostenere spese ingenti, tutte a nostro carico, per le recinzioni, in particolare quelle con la corrente elettrica attaccata alle nostre utenze domestiche dove paghiamo anche il consumo senza alcuna agevolazione”.
“Il mio dito e quello degli agricoltori come me – conclude – è puntato contro chi, al di là delle belle parole, non fa nulla. L’Atc dovrebbe essere messo in grado d’aiutarci meglio ed anche i cacciatori potrebbero essere agevolati nel quantomeno ridurre la piaga dei cinghiali”.