Le tradizioni più belle sono quelle che riguardano una comunità intera ma che vivono grazie al passaggio tra generazioni all’interno di una famiglia. Un’usanza da tutti conosciuta, che si arricchisce di preziose caratteristiche nel suo tramandarsi dagli anziani ai giovani, come può essere, ad esempio, la ricetta di un dolce tipico, che una madre insegna alla propria figlia suggerendole delle modifiche da lei apportate. Ma andando ad Offida è un altro l’esempio che salta subito agli occhi. Soprattutto se si va d’estate, nelle ore più fresche del giorno, quando è piacevole restare nelle piccole vie pavimentate di selce che percorrono tutto il centro cittadino. Qui è possibile scorgere, davanti ai portoni semiaperti delle case in laterizio, delle signore silenziose, sedute su una seggiola posizionata in strada. Sono le merlettaie, che, da sole o in gruppo, si affaccendano a creare i loro ricami con il tombolo.
Quella del tombolo è una tradizione che caratterizza Offida da oltre cinque secoli e che ancora oggi concorre a delineare il profilo di questa cittadina. Il filo del tombolo ha legato intere generazioni attraverso le figure femminili, le quali si sono poste come le custodi di questa arte del tessuto. Alcune di loro, però, una volta avuta in dono questa preziosa eredità, decidono di rinnovarla, di coniugarla con il nuovo e le sue forme, come quella dei gioielli. Tra queste troviamo Iolanda Ottavi, una merlettaia con dei brillanti occhi azzurri che ha saputo rendere la sua abilità manuale un’arte preziosa. Iolanda ha un laboratorio, in corso del Serpente Aureo, dove espone le sue creazioni e dove si ritrova con altre donne desiderose di imparare da lei. Ed è proprio lì che la incontriamo per fare quattro chiacchiere, approfittando della Settimana del Merletto, evento in corso ad Offida fino al 7 luglio.
Come e quando ha iniziato a lavorare con il tombolo? «Qui ad Offida praticamente in ogni famiglia si lavora al tombolo. Mia sorella maggiore ha avuto come insegnante una signora di qui, non mia madre (che non era originaria di Offida). Poi anche io e le altre mie sorelle abbiamo ricevuto i suoi insegnamenti. Io ho cominciato a 8 anni. All’inizio c’è tanto entusiasmo, perché sembra quasi un gioco, anche se col tempo si inizia a sentire la pesantezza del lavoro. Più in avanti persi questo entusiasmo, e trascurai il tombolo. Ma, dopo sposata, una vecchietta vicino casa volle insegnarmi a tutti i costi il pizzo antico, una tecnica quasi “esclusiva” delle donne più anziane. Lì mi riprese la passione per il tombolo, ma mi posi alla ricerca di qualcosa di nuovo, che non me lo rendesse noioso. Iniziai questa attività come hobby, come impegno secondario, fino a quando non ho fatto qualche gioiello per me. Molti hanno approvato questo cambiamento, e ad oggi sono più di 20 anni che sperimento l’arte del tombolo per creare gioielli».
In che modo crea gioielli con il tombolo? «In questi anni ho collaborato con diversi orafi. Attualmente lavoro con la gioielleria Coccia & Oddi, di Centobuchi. Loro creano la struttura esterna in oro, e io all’interno faccio il mio lavoro al tombolo. Ho speso molto tempo nel cercare il giusto filo per questo lavoro, visto che fare dei nodi strettissimi con un filo d’oro (anche se sottile) è impossibile. Alla fine l’ho trovato in Germania. Poi questa pratica di ottenere gioielli con il tombolo si è diffusa, ma la ritengo una mia creazione. Questa è la mia attività principale, non faccio molti lavori tradizionali».
Dove vende i suoi prodotti? «In passato ho partecipato a mostre all’estero: in Australia, in Canada, in Finlandia, in Spagna, in Francia, ma la vendita diretta, per il tipo di prodotto, la effettuo qui, ad Offida. Non posso utilizzare internet per vendere questo tipo di creazioni. Inoltre non ho aiutanti, faccio tutto da sola».
Lei si occupa anche di insegnare l’arte del merletto a tombolo. Dove effettua le lezioni? «Insegno all’Uteap, l’Università della Terza Età di Ascoli Piceno, ma anche qui nel mio laboratorio, dove mi incontro con alcune signore desiderose di imparare qualcosa di più su questa tradizione».
E le nuove generazioni? Vede partecipazione da parte delle giovani? «Alle lezioni no, ci sono poche ragazze e più signore. Prima il tombolo si imparava sin da piccole, ma le bambine di oggi hanno mille attività, quindi non riescono a stare dietro ad un impegno del genere. Ma tra le mie clienti ci sono molte ragazze. I miei gioielli piacciono a tutte le età, ed è questa la mia soddisfazione. Il classico corredo matrimoniale a tombolo difficilmente riesce ad entusiasmare una ragazza, mentre un gioiello sì. Infatti vendo le mie creazioni anche per le feste dei 18 anni».
Quale lavoro l’ha tenuta più impegnata tra quelli che le sono stati commissionati? «Il mio impegno lavorativo più lungo è durato sei mesi, con una media di sei ore al giorno di lavoro. Dovevo fare al tombolo un bordo per un camice di sacerdote, alto 35 centimetri e con un diametro di 2 metri e 80».
Lei ha partecipato anche alla mostra “Oro di Roma”. Com’è stata quell’esperienza? «Sono stata invitata a partecipare alla mostra “Oro di Roma” nel 2009, ai Musei Capitolini. Insieme a me sono stati chiamati molti orafi importanti da tutta Italia. C’è stata anche una sfilata ai Mercati di Traiano, ed una modella di Gucci indossava una mia collana. È stata una bella soddisfazione».
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